NEW YORK (WSI) – Gli effetti distorti dei tassi negativi record sono ben noti, ma sorprende che ad avvertire delle conseguenze potenzialmente nefaste di una simile politica estrema sia uno degli esponenti del direttivo della banca centrale che è stata tra i primi a imporli.
In un’ammissione insolita per un banchiere centrale, il membro del board della Banca del Giappone Takehiro Sato ha espresso forti dubbi e crescenti preoccupazioni circa il futuro della stabilità finanziaria in un contesto di tassi di interesse anomali.
Oltre a nutrire forti timori per l’economia giapponese, anemica e fragile, Sato ha detto di aver “notato una vulnerabilità simile a quella vista prima dello choc del 2003”, quello provocato dal cosiddetto modello di Valore a Rischio (VaR) seguito dalle banche del paese. Le cause del possibile crac sono i tassi sotto zero, che depauperano i risparmi dei cittadini e creano una situazione potenzialmente esplosiva sui mercati finanziari.
Sato è particolarmente preoccupato per il mercato obbligazionario. I bond attraversano un periodo storicamente negativo. I tassi dei titoli decennali giapponesi (vedi grafico più sotto) sono scivolati sotto lo zero, obbligando le banche ad accumulare bond a più lunga scadenza nel tentativo di racimolare un qualche minimo rendimento.
Le posizioni si stanno pertanto concentrando su un’unica classe di asset e tipologia nel mercato dei bond, creando un rischio molto alto. I tassi negativi uniti al programma di Quantitative Easing stanno provocando una vulnerabilità “simile a quella del 2003, quando un balzo dei rendimenti scatenò una vendita generalizzata dei bond, colpa del fallimento spettacolare dei modelli VaR delle banche per stimare le perdite potenziali”.
I modelli a cui fa riferimento il banchiere nel suo intervento (Value at Risk) sono algoritmi matematici complessi, che consentono ai manager di società del credito e case di brokeraggio di calcolare i limiti e i rischi delle perdite potenziali in un singolo giorno.
I sistemi sono calibrati in modo tale da tenere conto di un’ampia gamma di movimenti e trend di mercato, ma sono principalmente basati sull’attività storica dei mercati. E nell’estate – molto “calda” – del 2003 i bond governativi giapponesi si sono distanziati nettamente dalle loro medie storiche a lungo termine, mandando in tilt i metodi di calcolo VaR.
Penalizzati dalle loro stesse limitazioni sui rischi da correre, le banche giapponesi hanno iniziato a vendere bond in massa. Sul momento è sembrato l’approccio giusto. Ciò ha infatti consentito di limitare i rischi in un primo stadio, ma il progressivo selloff generalizzato delle obbligazioni governative non ha fatto altro che esacerbare la spirale ribassista in cui i titoli di Stato nipponici erano già finiti.