Il rimpatrio in Africa lo esporrebbe ai pericoli della povertà, per questo il permesso di soggiorno è stato riconosciuto a un migrante che, invece, aveva chiesto asilo politico. La decisione, che non ha mancato di suscitare le ire della Lega Nord, è stata presa dal giudice Federico Salmeri, del Tribunale di Milano, nei confronti di un ventiquattrenne del Gambia; in precedenza la Commissione territoriale aveva respinto le sue richieste di asilo politico.
E’ la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo a costituire la fonte primaria della sentenza in quanto “ogni individuo ha il diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali essenziali”. Questi diritti, in Gambia, non sarebbero stati garantiti al giovane migrante, poiché il rimpatrio “lo porrebbe in una situazione di estrema difficoltà economica e sociale, imponendogli condizioni di vita del tutto inadeguate, in spregio agli obblighi di solidarietà nazionale e internazionale”.
Per questa ragione, nonostante sia stato accertato che il giovane non ha alcun diritto di asilo politico né di protezione sussidiaria, non può essere rimpatriato senza ledere un suo diritto fondamentale. Le prospettive che si aprono con questa linea interpretativa non sono di poco conto, tuttavia: la povertà affligge milioni di individui, come garantire il permesso di soggiorno a chiunque provenga da un Paese povero? Il giudice Salmeri ne è ben consapevole: “Si badi infatti che il riconoscimento di un diritto fondamentale non può dipendere dal numero di soggetti cui quel diritto viene riconosciuto. Per sua natura, un diritto universale non è a numero chiuso”.