ROMA (WSI) – L’incubo Brexit continua a fare diverse vittime sui mercati finanziari di tutto il mondo. Vittime illustri sono sicuramente la sterlina e la borsa di Londra, che scontano i risultati degli ultimi sondaggi, che danno in vantaggio il fronte “Leave”, ovvero il fronte dei favorevoli a lasciare l’Unione europea, capitanati dall’ex sindaco di Londra, Boris Johnson.
L’indice Ftse 100 della Borsa di Londra è sceso sui minimi in quattro mesi, ovvero dallo scorso 17 febbraio; l’ennesimo sell off significa che, soltanto nell’arco dell’ultima settimana di contrattazioni, l’azionario del Regno Unito ha perso un valore di mercato pari a 100 miliardi di sterline.
Sotto pressione oggi anche la sterlina, nonostante l’ottimo dato sulle vendite al dettaglio del Regno Unito, che a maggio sono salite +0,9% su base mensile, e di ben +6% su base annua, in quest’ultimo caso riportando il rialzo maggiore dal settembre del 2015.
La sterlina, inizialmente in lieve flessione, come dimostra il grafico relativo alle contrattazioni della mattinata, ha accelerato al ribasso dopo la decisione della Bank of England di lasciare i tassi invariati allo 0,5%.
Lo spettro Brexit sembra sempre più reale, con l’ultimo sondaggio di Ipsos Mori che ha reso noto che il fronte “Leave” è in vantaggio su quello “Remain”: il 53% dei britannici sarebbe pronto a uscire per sempre dall’Ue, mentre il 47% favorevole a rimanere.
Arriva a tal proposito l’allarme di Goldman Sachs che prevede una vera e propria fuga dalla sterlina in caso di concretizzarsi dello scenario Brexit. Secondo i suoi analisti, la valuta britannica potrebbe registrare un tonfo monstre -11% contro un paniere delle principali valute in vista dell’imminente referendum del prossimo 23 giugno. L’euro potrebbe scendere -4% nei confronti del dollaro, mentre lo yen si confermerebbe una questione spinosa per la Bank of Japan, dal momento che potrebbe guadagnare fino a +14%, grazie alla sua natura di valuta rifugio. A essere acquistato sarebbe anche il franco svizzero nei confronti del dollaro, stimato in crescita +8%, mentre la corona norvegese (cambio Usd/Nok) potrebbe salire secondo Goldman +3%.
Così la banca d’affari Usa:
“Se si deciderà di votare per lasciare l’Ue e l’incertezza aumenterà così come accadde dopo il crac Lehman Brothers, stimiamo che la sterlina potrà scendere di circa -11% in termini trade-weighted, nei confronti delle principali valute (dei paesi avanzati).
Sono decisamente forti nella giornata di oggi i movimenti sul mercato valutario. La sterlina accelera al ribasso fino a $1,4047 nei confronti del dollaro, attestandosi sui minimi dallo scorso 8 aprile; l’euro arretra nei confronti del dollaro oltre -1%, a $1,1145, perdendo nuovamente la soglia di $1,12. Dollaro venduto sullo yen, ribassi superiori a -2% a JPY 103,85.
Così commenta Victoria Leggett, gestore azionario europeo di Union Bancaire Privée(UBP):
“Dopo mesi di climax, al referendum UK e a un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea manca solo una settimana. Ultimamente, i sondaggi ufficiali hanno mostrato una tendenza verso l’uscita. Tuttavia, un 15% dell’elettorato è ancora indeciso sulla direzione da prendere – e in genere questo tipo di votanti tende a preferire lo “status quo”. Nelle elezioni del Regno Unito dell’anno scorso, i sondaggi ufficiali erano stati molto imprecisi mentre erano stati i bookmaker a dare le indicazioni corrette. Nel caso del referendum i bookmaker danno ancora un 73% di probabilità che gli elettori votino a favore della permanenza nell’UE, ma tale probabilità sta diminuendo. L’azionario del Regno Unito ha reagito in maniera prevedibile, con le società del Paese (del settore retail, del tempo libero e le banche) che finora hanno avuto difficoltà a riportare delle sovraperformance. Tuttavia, il FTSE 100 è uno dei migliori listini europei in termini di performance – dobbiamo ricordare che i mercati azionari non rispecchiano necessariamente l’andamento economico. Il 75% degli utili delle società del FTSE 100 è generato all’estero e quindi dovrebbe essere relativamente indenne da qualsiasi calo economico derivante da un’eventuale Brexit. Infatti, alcune di queste imprese potrebbero beneficiare della conseguente debolezza della sterlina (così come potrebbe trarne vantaggio il settore manifatturiero del Regno Unito). La valuta del Paese è stata pesantemente colpita dalle preoccupazioni di una Brexit, con la sterlina che negli ultimi mesi si è indebolita significativamente. Sorprendentemente, l’euro si è mostrato relativamente stabile contro il dollaro, fattore che indica che il mercato non si è ancora concentrato sulla seconda conseguenza di un’eventuale Brexit. Tale ipotesi, infatti, comporterebbe una situazione economica difficile non solo per il Regno Unito, ma potrebbe causare innumerevoli problemi anche al resto dell’Europa, sia da un punto di vista politico sia economico. A distanza di una settimana, sembra regnare la massima incertezza – uno dei fattori che agita maggiormente i mercati”.