Quali saranno le conseguenze di un’eventuale Brexit sulle banche britanniche? E quali saranno le più colpite? Anche ammettendo che, con ogni probabilità, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avrebbe conseguenze turbolente sui mercati nell’immediato, si possono prevedere alcuni effetti negativi anche su un orizzonte più lungo.
Essenzialmente i rischi sono due: che il settore finanziario perda l’accesso al mercato europeo e che si sperimenti una svalutazione della sterlina accompagnata da un rialzo dei tassi della Bank of England.
A farne maggiormente le spese sarebbero quegli istituti che hanno la maggior parte del business sul continente europeo. Secondo quanto riporta l’analisi del Wall Street Journal fra i titoli da tenere d’occhio ci sono quelli di Hsbc e Barclays; allo stesso tempo “le investment bank basate a Londra, anche quelle di gruppi americani o europei, dovrebbero fare i conti con la perdita dell’accesso diretto all’Europa, a meno di un nuovo accordo commerciale che preservi il ‘passaporto’ britannico per i servizi”.
Fra le banche a rischio ci sono, dunque, anche Deutsche Bank, Bnp Paribas e Societe Generale.
C’è poi un altro gruppo di istituti esposti al secondo dei rischi, il potenziale ribasso della sterlina causato dalla fuga dei capitali: si tratta dei principali erogatori di mutui britannici come Lloyds, Virgin Money e OneSavings, già bersagliati da vendite azionarie superiori a quelle di Barclays o Hsbc.
La fuga di capitali potrebbe spingere alla contromossa del rialzo dei tassi da parte della banca centrale, fatto che, in un contesto di scarsi rendimenti in giro per il mondo, potrebbe riequilibrare la situazione in tempi brevi.
Anche Ed Smith, asset allocation strategist presso Rathbones aveva dichiarato a Morningstar che sono proprio le banche retail britanniche quelle più a rischio in caso di Brexit.