ROMA (WSI) – A dirlo è la stessa Swiss National Bank, la Banca Nazionale Svizzera. Le principali banche del paese, le svizzere UBS e Credit Suisse, hanno bisogno di emettere più bond per centrare i nuovi target di capitale fissati dalla Svizzera e per prepararsi agli standard patrimoniali più severi a livello globale. I due istituti bancari devono provvedere insomma ad operazioni di aumento di capitale.
Precisamente, nel rapporto sulla stabilità finanziaria reso noto nella seduta odierna, a margine dell’annuncio sulla decisione sui tassi, la banca centrale elvetica ha affermato che UBS e Credit Suisse potrebbero ritrovarsi sotto-capitalizzate nell’ambito di tre scenari:
- recessione negli Stati Uniti
- crisi del debito nell’Eurozona
- crisi dei mercati emergentimercati emergenti
Così riporta il Corriere del Ticino:
“Alla fine del primo trimestre 2016 la situazione dei due maggiori istituti elvetici era conforme alle direttive concernenti le banche di importanza sistemica (too big too fail) che entreranno in vigore il primo luglio. Secondo la BNS, riguardo ai requisiti necessari entro il 2020, sono però necessari ulteriori sforzi, in particolare in relazione al leverage ratio (rapporto fra fondi propri e totale della attività) e al going concern, vale a dire alla sufficiente dotazione di capitale per continuare a offrire i servizi anche in situazioni di stress, senza necessitare di sostegno da parte dello stato”.
Secondo la Banca nazionale, UBS e Credit Suisse avranno tempo fino alla fine del 2019 per emettere bond e aumentare i loro capitali al fine di soddisfare i requisiti richiesti.
La Svizzera, quest’anno, ha aumentato sia la quantità che la qualità di capitali che le sue due principali banche devono detenere in relazione ai loro asset totali: una misura che viene chiamata leverage ratio.
In base alle nuove norme, Credit Suisse e UBS insieme dovrebbero raccogliere ulteriori capitali per un valore di 31 miliardi di euro circa, stando a quanto riporta un articolo di Bloomberg, che fa riferimento sia al capitale richiesto going-concern – in questo caso Credit Suisse e UBS dovrebbero raccogliere ciascuna circa 10 miliardi di franchi – che alla necessità di emettere strumenti per ovviare ai timori sul gone-concern – in questo caso entrambe dovrebbero emettere asset per un valore compreso tra 20 e 25 miliardi di franchi.
Da segnalare che le perdite “going concern” sono riferite al rischio che il capitale possa essere azzerato senza che la banca si trovi in una condizione di insolvenza, amministrazione controllata o liquidazione – quando dunque la banca rimane operativa – mentre le perdite su base “gone-concern” implicano uno scenario di crisi o insolvenza, in cui la banca sta per essere liquidata.
Il capitale Tier 1 è il capitale necessario per assorbire le perdite su base “going-concern”, mentre il capitale Tier II è quello capace di assorbire le perdite su base “gone-concern”.
Immediata la reazione dei titoli, con Credit Suisse che ha lasciato sul terreno anche oltre 5%, testando un nuovo minimo record alla borsa di Zurigo. Anche UBS sotto pressione, sebbene in misura minore.
Oggi la Banca nazionale svizzera (BNS) ha annunciato di aver lasciati invariato tra il -1,25% e il -0,25% il margine di fluttuazione del Libor a tre mesi, che corrisponde al principale tasso di riferimento. Interessi negativi -0,75% sui conti depositati presso la BNS.