Con la Brexit, la Gran Bretagna dice virtualmente addio a sia ai trattati commerciali che la legano al mercato unico europeo sia a quelli che l’Ue ha stipulato con altre aree economiche. A questi accordi il Regno Unito dovrà sostituirne di nuovi, con un impatto sul volume degli scambi che resta ancora incerto. Eppure, lasciare l’Ue potrebbe facilmente posizionare Londra in testa verso un trattato di libero scambio bilaterale con gli Stati Uniti, mentre il Ttip, il trattato commerciale che dovrebbe legare Usa e Ue, da anni è arenato fra i veti incrociati di 28 paesi membri dell’Europa.
Già allo stato attuale gli Usa sono il primo partner commerciale della Gran Bretagna: un quinto delle esportazioni americane nell’Ue sono dirette verso il Regno Unito così come lo sono stati, nel 2014, 588 miliardi di dollari di investimenti diretti (Fdi) Usa. I due Paesi, inoltre, sono culturalmente più compatibili, nella loro impronta liberale. A pensare che la Brexit possa essere l’assist che ci voleva per sbloccare un trattato di libero commercio bilaterale Usa-Uk sono diverse voci del partito Repubblicano, raccolte da Politico. Ad esempio, il senatore Johnny Isakson, membro della commissione finanze, aveva detto che il Regno Unito “è stato un grande partner commerciale per gli Stati Uniti” e che “sarebbe felice di negoziare un trattato bilaterale” che potrebbe “essere più facile” di un accordo esteso a tutta l’Unione Europea.
“Dovremmo iniziare a discutere un nuovo, moderno, trattato commerciale con il Regno Unito che non solo continui, ma espanda il livello dei commerci tra le due nazioni”, ha detto, invece, Kevin Brady, presidente del Committee on Ways and Means americano, pur lasciando la porta aperta al Ttip. Ancora più entusiastico è stato il commento del senatore Tom Cotton, che, a pochi giorni da referendum sulla Brexit, aveva detto che in caso di vittoria del Leave “ci sarebbe stato un nuovo trattato bilaterale” fra i due Paesi.
I negoziati fra Regno Unito e Stati Uniti, per quanto possano offrire convergenze più facili, non potranno iniziare prima del divorzio ufficiale con l’Unione Europea, che potrebbe avvenire anche fra due anni. Fintantoché Londra resta sotto il giogo di Bruxelles, non le sarà permesso trattare autonomamente nuovi accordi commerciali. Ma, per rilanciare le prospettive di crescita post Brexit, è assai probabile che il primo sguardo della Gran Bretagna sarà rivolto Oltreoceano.