Società

Varoufakis: Brexit rigetta eurocrazia, non l’Europa

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Da ministro delle Finanze greco aveva cercato di rendere credibile la minaccia di un’uscita del suo Paese dall’euro, ma lo scopo, in realtà, era richiamare l’Europa a un trattamento più umano: Yanis Varoufakis, dunque non festeggia per la Brexit, continuando a pensare che l’Ue abbia bisogno di cambiare dall’interno e non di perdere altri pezzi. “La situazione mi pare ormai fuori controllo”, ha detto Varoufakis in un’intervista al Fatto,“i populismi e il razzismo stanno aumentando esponenzialmente mentre le maggiori economie dell’Unione, Italia per prima, stanno collassando, nonostante ciò che dice il vostro primo ministro Renzi”. Eppure, secondo l’ex ministro greco, il voto dei britannici non è stato una bocciatura per l’Europa, bensì “una reazione contro l’establishment britannico, più che europeo. Il ceto medio e la classe lavoratrice sono andati a votare contro l’ormai ex premier Cameron perché sono i più danneggiati dal progressivo taglio dello stato sociale e dall’aumento delle tasse, in linea con i diktat di Bruxelles. Non hanno rigettato l’Europa ma le modalità dell’eurocrazia”.
Varoufakis, così come la sinistra laburista di Jeremy Corbyn, ha appoggiato la campagna a favore della permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, pur rigettando le politiche economiche promosse da Bruxelles. Secondo alcuni la linea ambigua dei laburisti ha penalizzato la forza del messaggio pro Europa. L’ex ministro greco è, però, di un altro avviso: il vero fattore penalizzante della campagna della sinistra europeista è stato che i “responsabili della politica sciagurata che sta rovinando l’Unione – cioè la troika, la Bce, il Fmi – erano dalla nostra parte, cioè erano contrari all’uscita del Paese dall’Unione”.

Ormai, per il Regno Unito, il dado è tratto; all’indomani del voto popolare in molti (da Mario Monti a Roberto Saviano) si sono interrogati sulla validità dei referendum su questioni di rango internazionale. Ma Varoufakis, che un anno fa è stato protagonista del referendum che avrebbe dovuto rigettare le condizioni durissime imposte dai creditori della Grecia, resta un sostenitore di questa forma di democrazia diretta: “Io sono a favore dei referendum”, ha detto, “le ragioni di chi lo ha voluto in Gran Bretagna erano sbagliate, noi invece l’avevamo indetto non per uscire dall’Europa, bensì per renderla più giusta e coesa. Chi voleva la nostra uscita dall’Eurozona era il ministro delle Finanze tedesco Schäuble. L’unico che ha un’agenda per l’Europa. Schäuble ha fatto di tutto per fomentare i britannici a lasciare l’Unione. Vuole creare una piccola Europa basata su una permanente austerity”.