Mercati

Consob e governo: paracadute per MPS

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

MILANO (WSI) – Governo e autorità di controllo dei mercati sono intervenuti per impedire un bagno di sangue. MPS ottiene così uno scudo importante che dovrebbe consentirle di resistere alle pressioni provenienti sia dai mercati che da Francoforte, intensificatesi dopo la Brexit. L’esecutivo intende varare un piano “paracadute” in due fasi: prima si procederà alla cessione delle sofferenze al fondo “Giasone” e poi all’aumento di capitale con bond convertendi.

Nel frattempo la Consob ha deciso di vietare le vendite allo scoperto sui titoli MPS, dopo che i cali pesanti degli ultimi giorni hanno prosciugato il capitale della travagliata banca senese. Il titolo guadagna stamattina il +11,24% teorico a Piazza Affari dopo due sospensioni al rialzo ravvicinate in un contesto di mercato sempre negativo. Il divieto interessa le operazioni di cessione assistite dalla disponibilità dei titoli, in applicazione dell’articolo 23 del regolamento comunitario sulle speculazioni al ribasso (short selling).

Il titolo scambia sopra i 29 centesimi stamani, ma da inizio anno ha perso il 70% del capitale. La paura degli investitori è che l’istituto non riesca a smaltire i crediti deteriorati in portafoglio dopo che la Bce ha chiesto con una lettera di ridurli da qui al 2018. Nessuno tra i partner o potenziali investitori stranieri vuole comprare.

Il problema non riguarda solo MPS, sfortunatamente. Con 360 miliardi di sofferenze lorde (il 17-18% dei crediti iscritti a bilancio è inesigibile) c’è la necessità impellente di un piano di aiuti per il comparto bancario italiano che non faccia però riccorso al regime del bail-in. Altrimenti si rischia una corsa agli sportelli.

Chris Watling, CEO e Chief Market Strategist di Longview Economics dice all’emittente CNBC di essere “preoccupato non solo per le banche italiane ma per lo stato di salute di tutto il settore in Europa”. Secondo l’analista i livelli di debito delle banche italiane e il fatto che non riescono a crescere ed essere redditizie in un contesto di tassi sempre più bassi rendono molto difficile per l’Italia evitare una crisi.

Tra l’altro il nostro paese rischia anche presto di attraversare un periodo di instabilità politica se il governo non otterrà una vittoria nel referendum sulla riforma costituzionale di ottobre. Nello stesso mese si terranno anche le elezioni in Austria (il ballottaggio è da rifare dopo che l’esito del voto precedente è stato invalidato), il voto in Ungheria sulle quote di migranti e soprattutto gli stress test post Brexit sulle banche europee.

I dettagli del piano di ultima spiaggia

Il governo italiano spera di ottenere il lascia passare dalle autorità europee per il varo di un piano di soccorso del settore bancario finanziato con i fondi pubblici. A riprova di quanto sia drammatica e in bilico la situazione del comparto finanziario, Renzi è pronto anche allo scontro frontale con Bruxelles.

Gli eventuali 150 miliardi di euro così ottenuti, nella forma di garanzie statali alla liquidità, dovrebbero aiutare a consentire il buon successo dell’emissione di bond convertendi (un obbligo di conversione dopo un trienno di tempo) validi ai fini della patrimonializzazione stabilita dalle regole di Basilea. D’altronde l’obiettivo dichiarato del governo e del Tesoro è quello di evitare che la situazione precipiti e offrire una certa stabilità a breve. Altrimenti sarebbe difficile trovare qualcuno disposto a partecipare all’aumento di capitale, il terzo in appena cinque anni. 

La banca più antica del mondo deve poi ridurre al più presto l’ammontare di sofferenze bancarie in portafoglio. Dei 47 miliardi di euro di crediti deteriorati iscritti a bilancio, una buona parte andrà venduta a un nuovo fondo (dopo Atlante potrebbe vedere la luce Giasone) capitalizzato con 5-6 miliardi.

Le nuove risorse, spiega La Repubblica, “arriverebbero in parte da Atlante (1,7 miliardi ancora a disposizione), dalla Sga (bad bank dell’ex Banco di Napoli) per circa 500 milioni e ancora dalla Cassa depositi e Prestiti (Cdp) e da altre casse previdenziali e banche che volessero partecipare. E poiché la cessione dei crediti deteriorati di Mps dovrà avvenire a prezzi scontati rispetto ai valori di bilancio, emergeranno delle perdite che dovranno essere coperte da un nuovo aumento di capitale”.