Economia

Bill Gross: banche centrali e il grande equivoco di Monopoly

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ROMA (WSI) – “Se solo i governatori della Fed e i presidenti americani avessero giocato di più a Monopoly e tenuto meno conto dei modelli storici, probabilmente l’economia americana e le sue prospettive future sarebbero migliori.” Questo è il pensiero irriverente di Bill Gross, Gestore del Janus Global Unconstrained Bond Fund di Janus Capital Group, nel suo ultimo Investment Outlook dal titolo “Just a game”.

Noto come il re dei bond Gross ha affermato che, in un contesto in cui i tassi sui titoli del debito pubblico per un valore globale di $10.000 miliardi sono vicini allo zero se non negativi, il contributo della velocità della moneta alla crescita del Pil sta arrivando al capolinea. Non solo: tale contributo potrebbe anche alimentare una crescita negativa.

“Il nostro sistema finanziario basato sul credito si sta per esaurire, e gli asset rischiosi riflettono questa realtà, anche se la maggior parte dei player (incluse le banche centrali) ha capito poco come giocare a questo gioco”.

Nel suo ultimo Investment Outlook, Gross paragona il sistema finanziario globale al gioco di Monopoly e attacca i funzionari della Fed per essersi fidati troppo di modelli storici, come come quelli della regola di Taylor e della Curva di Phillips.A suo avviso i funzionari della Fed “adorano falsi idoli”.

Nel suo report Gross si è anche lamentato del fatto che, ossessionati dall’austerity, che ha zavorrato la crescita economica, i governi hanno praticamente dimenticato di ricorrere agli stimoli fiscali.

Così riguardo al paragone con Monopoly.

“In questo gioco, i capitalisti viaggiano in tutto il mondo, acquistano proprietà, pagano affitti e ogni volta che un giocatore passa dal Via, riscuote $200”. Ora, “questo cash di $200 (che nello schema economico delle cose rappresenta il nuovo ‘credito’) è responsabile delle condizioni di salute della nostra economia, che è basata sulla finanza. Senza nuovo credito, la crescita economica si muove al contrario e i fallimenti di giocatori singoli diventano sempre più probabili”.

Per spiegare meglio il parallelismo, il guru di Wall Street continua:

“Iniziamo da capo, quando la banca consegna i contanti, e ogni giocatore inizia a giocare. La banca – che non è la banca centrale ma il sistema bancario privato – consegna $1.500 a ogni giocatore. L’obiettivo è fare buoni acquisti sul mercato immobiliare a prezzi convenienti e costruire proprietà con case e hotel. Ma il giocatore deve avere una riserva di contanti, nel caso in cui dovesse pagare l’affitto o entrare in altre proprietà (Nel gioco di Monopoly i giocatori hanno infatti il diritto di riscuotere l’affitto quando un altro giocatore finisce nella casella di una proprietà che possiedono). Dunque, a un certo punto, il processo di sviluppo economico rappresentato dalla costruzione di case e hotel rallenta. Non si può continuare ad acquistare case se si pensa di dover pagare l’affitto di altri giocatori. Si avrà bisogno a quel punto di contanti o ‘credito’, e ormai gran parte dei $1.500 è stata già spesa attraverso l’acquisto di proprietà”.

Sulla base di queste premesse e andando avanti, Gross fa notare:

“Non ha per caso la Fed stampato $4.000 miliardi di nuova moneta, così come hanno fatto la Bank of Japan e la BCE?” La risposta è affermativa.

Ma alla domanda:

“E non hanno per caso aumentato l’ammontare di $200 in modo più che sufficiente, per permettere al gioco di andare avanti?”.

La risposta è:

In realtà no. E questo perchè, nell’economia moderna di oggi, le banche centrali sono “il forziere della comunità”, ma non sono la banca (di Monopoly). (Le banche centrali) hanno molti soldi ma solo se il sistema privato – costituito da quelli che sono i veri banchieri (le vere banche) – decide di utilizzarli e di espandere il credito. Se le banche non prestano soldi, sia perchè lo considerano rischioso o perchè magari gli individui e le aziende non li richiedono, allora la crescita del credito non aumenta”.

Il risultato?

“Il sistema genera ancora 200 dollari per giocatore, ma non sarà abbastanza per consentire che il Pil reale viaggi allo stesso ritmo. Così come non sarà sufficiente per impedire che alcune aziende/famiglie finiscano in bancarotta”.

Spiegano il grande equivoco delle banche centrali.