Consob choc: divieto vendite scoperto su Mps durerà tre mesi. Titolo giù
Dopo una partenza boom che ha portato l’indice Ftse Mib a salire +2% circa, Borsa Milano rallenta, rimanendo comunque in territorio saldamente positivo.
Il problema è che tornano le vendite sulle banche, inclusa MPS, per cui la Consob ha disposto il divieto di vendite allo scoperto. Divieto di vendite allo scoperto che durerà per ben tre mesi, a partire da oggi, 7 luglio, fino al 5 ottobre 2016, e che sarà applicato anche ai derivati e agli operatori market maker.
Il divieto alle posizioni nette corte, spiega Consob in un comunicato, “rafforza ed estende il divieto alle vendite allo scoperto adottato ieri”, in quanto vieta sia le vendite allo scoperto di azioni MPS, “sia le operazioni ribassiste compiute attraverso strumenti finanziari derivati che hanno come sottostante le azioni MPS”.
Ma la decisione non sortisce stavolta l’effetto sperato. Anzi, il comunicato conferma l’urgenza di intervenire per salvare la banca senese.
Trepidazione anche per la riunione straordinaria del cda di Mps, nella giornata di oggi, con Cda di Monte dei Paschi si riunirà in via straordinaria oggi, quando l’AD Fabrizio Viola presenterà la risposta da dare alla BCE sul piano relativo alla cessione dei crediti deteriorati.
Il risultato è che dopo una partenza in rialzo oltre +3%, il titolo Mps cede ora oltre -3%, così come perde più del 3% anche Bper. BPM -2,22%, BP oltre -5%, Rimane positiva Intesa SanPaolo con +1,26%, mentre soffre Unicredit con -0,91%. Ubi Banca piatta, mentre i buy si concentrano su Mediobanca, che segna un rally superiore a +4%.
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Negli Stati Uniti, le richieste di mutui sono in aumento grazie al calo dei tassi d’interesse per la prima volta in oltre due mesi. Secondo la Mortgage Bankers Association, le richieste totali sono cresciute del 6,3%. Le domande di mutuo per l’acquisto di una casa sono particolarmente in crescita, registrando un aumento del 12% rispetto alla settimana precedente.
Stellantis annuncia la chiusura della fabbrica di Luton, concentrando la produzione a Ellesmere Port per allinearsi alla transizione verso i veicoli elettrici nel Regno Unito. La decisione, influenzata dalle politiche del governo britannico, mette a rischio 1.100 posti di lavoro, ma promette nuove opportunità a Ellesmere Port.