ROMA (WSI) – Dopo la Brexit, il governatore della Banca d’Italia ha riconosciuto i rischi di un effetto contagio in Europa e non se la sente di escludere l’utilizzo di soldi pubblici per salvare le banche più in crisi del paese. Secondo Ignazio Visco l’intero sistema bancario non è in una situazione di emergenza sistemica e molte delle sofferenze in portafoglio sono detenute in realtà da banche che sono finanziariamente solide.
Parlando all’assemblea annuale dell’Abi Visco ha precisato che “a fronte del rischio che, in un contesto di elevata incertezza, problemi circoscritti intacchino la fiducia nei confronti del sistema bancario, un intervento pubblico non può essere escluso“.
Anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, intervenuto dalla stessa platea, ha sottolineato come il governo stia lavorando in questo senso, “dialogando con l’Unione Europea per verificare la possibilità di un intervento pubblico nel sistema bancario. C’è un dialogo continuo per esplorare tutte le possibilità di intervento pubblico ammesse” dalle regole europee.
Visco tuttavia è consapevole dei pericoli in agguato per un settore che fa fatica a generare reddito tra costi elevati e tassi zero: “non sottovalutiamo i segnali di preoccupazione, il nervosismo che provengono dalla situazione dei mercati finanziari e interessano le banche italiane. Insieme con le altre autorità stiamo agendo con determinazione per promuovere efficaci interventi di mercato“.
“I paesi che negli anni scorsi hanno utilizzato risorse pubbliche ingenti lo hanno fatto a fronte di crisi bancarie conclamate, connesse con la forte esposizione a titoli derivati (cosa che riguarda tuttora da vicino Deutsche Bank, NdR), ad alto rischio e scarsa trasparenza, o con la concentrazione del credito in settori immobiliari largamente sopravvalutati”.
Visco: sofferenze non sono emergenza sistemica
I 360 miliardi di euro di sofferenze lorde sono iscritte nei bilanci di banche anche travagliate e non certo solamente di quelle “finanziariamente solide” come vuole dare a credere Visco. È il caso di Mps, che deve liberarsi di almeno 10 miliardi di crediti deteriorati entro il 2018, secondo quanto richiesto dalla Bce. Il gruppo, insieme a Unicredit, dovrebbe anche rafforzare il suo capitale. Dei crediti complessivi nei portafogli delle banche, il 17-18% sono deteriorati.
“Il problema dei crediti deteriorati delle banche italiane è serio, ma può essere gestito, va chiaramente inquadrato e affrontato; lo si sta facendo, tenendo conto della necessità di contemperare rapidità ed economicità delle operazioni. La riduzione della loro consistenza registrata dall’autunno è un segnale incoraggiante”.
“Gran parte delle esposizioni deteriorate si concentra in banche in buone condizioni finanziarie, nonostante gli effetti di una lunga e profonda recessione”, secondo il governatore, che ha ripercorso il tema delle garanzie che coprono le esposizioni deteriorate, ricordando come solo 15 miliardi di non performing loans siano in capo a banche con un coefficiente patrimoniale (Core Tier 1) inferiore al 10%.
Per questi motivi e visto che il Fondo Atlante aiuterà in questa fase di transizione e dal momento che non tutti i crediti in difficoltà risulteranno veramente inadempienti, “non è corretto parlare del problema dei crediti deteriorati come di una emergenza per l’intero sistema bancario”, ha aggiunto un ottimista Visco.
Il fondo Atlante a sostegno delle ricapitalizzazioni delle banche e per le cartolarizzazioni delle tranche junior dei crediti deteriorati rappresenta una delle importanti “iniziative private volte al sostegno di intermediari in difficoltà, vanno nella direzione di mettere le banche in condizioni di affrontare positivamente questa fase di transizione”
Visco: Brexit ha impatto su fiducia in Ue
Parlando dell’impatto negativo che rischia di avere – e che già sta avendo – il referendum che ha sancito la vittoria dei No all’Europa nel Regno Unito, Visco ha detto che la ripresa economica è fragile e che le conseguenze della Brexit colpiscono l’Europa in un “momento difficile” e in questa situazione “rischiano di alimentarsi sentimenti già diffusi di insoddisfazione nei confronti del progetto europeo”.
“La ripresa economica – ha sottolineato Visco – si è avviata ma è fragile; la disoccupazione rimane elevata; l’inflazione resta molto bassa, lontana dai livelli coerenti con la definizione di stabilità dei prezzi. In questo contesto diviene ancora più necessario evitare che ulteriori ritardi nell’introduzione di strumenti di intervento sovranazionali aggravino la situazione di vulnerabilità dell’area e rendano più difficile reagire adeguatamente agli shock e contrastare l’insorgere di effetti di contagio“.
In conclusione “la gran parte degli intermediari italiani è in grado di affrontare una situazione congiunturale ancora fragile, fornire finanziamenti all’economia, competere efficacemente sul mercato”.