Le dimissioni di Renato Schifani da capogruppo al Senato di Area Popolare, formazione che sostiene l’attuale esecutivo, sono il primo passaggio di un piano che punta a logorare il premier Matteo Renzi, che presto potrebbe perdere almeno cinque senatori della maggioranza. Secondo quanto riportano fonti parlamentari citate dal Messaggero e Affaritaliani sono pronti a seguire lo strappo di Schifani anche Roberto Formigoni, Maurizio Sacconi, Giuseppe Esposito, Antonio Azzollini e Gabriele Albertini.
Per il momento i numeri restano dalla parte del governo, anche se, con queste prossime uscite, salirà il peso specifico dei verdiniani di Ala, con la possibilità di influenzare a fondo il percorso politico dell’esecutivo. Una notizia che non potrà che suscitare malcontento nel Partito democratico, all’interno del quale già in molti mal digeriscono la presenza di fatto di Denis Verdini in maggioranza.
Secondo quanto riporta Il Messaggero la mossa di Schifani fa parte di una strategia direttamente elaborata con Silvio Berlusconi: l’obiettivo è arrivare a un governo di scopo in grado di riformare la legge elettorale, che, così com’è, darebbe ben poche chance d’influenza al centrodestra (dato per perdente ai ballottaggi quale che sia il partito avversario).
Allo stato attuale nessuno dei dissidenti si unirà a Forza Italia né costituirà un nuovo gruppo parlamentare: le mani resteranno libere fino al referendum costituzionale. Da chiarire, inoltre, anche le future mosse di un altro pezzo di Area Popolare, l’Udc, che ha comunicato per bocca del segretario Lorenzo Cesa che farà campagna per il ‘no’, pur rimanendo nella maggioranza nel tentativo, anche qui, di modificare l’Italicum.