Il destino di MPS si sta decidendo in queste ore. Al tavolo delle trattative diverse questioni, che vogliono evitare che Mps si trasformi in un evento che rompa la diga delle banche, non solo italiane. La paura è che Mps si confermi proprio ciò che terrorizza i mercati, ovvero un problema sistemico. Si aspetta il via libera della Bce sul piano discusso nelle ultime ore dal cda dell’istituto senese. Piano per smaltire le sofferenze entro il 2018 per un valore di 10 miliardi, rispetto ai 24,2 di fine 2015, che – stando ad alcune fonti di Reuters -è vagliato in queste ore dalla Bce, nel suo ruolo di supervisore delle banche.
Secondo Reuters:
“un aumento di capitale è previsto, ma “è ancora in forse, e su questo si aspetta la decisione di Francoforte e Bruxelles, se sarà possibile una garanzia pubblica sull’inoptato”. Altrimenti l’aumento dovrebbe essere garantito da un pool di banche. In particolare, lo scorso 21 luglio, Il Sole 24 Ore ha scritto che “la necessità di capitale dovrebbe aggirarsi su 4 miliardi. Una cifra che dovrebbe essere garantita da un pool di banche garanti guidato da Mediobanca e JP Morgan, advisor che si aggiungono a Ubs e Citigroup”
Non c’è tempo da perdere: venerdì 29 luglio arriveranno i risultati degli stress test condotti sulle banche europee. E Mps dovrà arrivare pronta con un piano che possa sventare ulteriori attacchi speculativi e con cui la banca obbedisca alle richieste della Bce, che vuole che Mps smaltisca sofferenze, per l’appunto, di 26,6 miliardi di euro su base lorda e 9,6 miliardi su base netta.
Ad acquistare tale pacchetto di sofferenze sarà il fondo Atlante. Ma quale sarà il prezzo della compravendita delle sofferenze? E’ ovvio che i timori degli investitori si concentrano proprio sulla questione prezzo: essendo sofferenze, si tratta di crediti inesigibili, che non rientreranno mai alla banca. In questi casi la paura delle banche risiede proprio nel rischio che tali crediti vengano svenduti sul mercato. Ora stando agli ultimi rumor, il fondo Atlante potrebbe dedidere di acquistare tali sofferenze per il 30% del loro valore, e alcune fonti parlano di una transazione che potrebbe concludersi “tra i 29 e i 30 centesimi” di ogni euro di credito venduto.
Reuters si riferisce all’ipotesi di una forchetta di cessione tra il 27% e il 33%, che si tradurrebbe in una perdita sull’operazione tra un massimo di 2,7 milardi e un minimo di 1 miliardo.
Sicuramente il sentiment di mercato è migliorato grazie all’assist arrivato da Mario Draghi, numero uno della Bce, che proprio ieri, in occasione della conferenza stampa successiva all’annuncio della decisione sui tassi, ha affermato che la presenza di un paracadute pubblico per le banche potrebbe essere “un grande aiuto”, pur tenendo a ribadire il carattere eccezionale dei salvataggi. Così afferma al Financial Times Gilles Moec, economista di Bank of America Merrill Lynch.
“E’ piuttosto chiaro che la preoccupazione di Draghi sia al momento più per le banche italiane che per la Brexit”.
Negli ultimi giorni si sono rincorse indicrezioni anche sulle soluzioni proposte dalla Commissione dell’ Unione europea. Tra queste, la prospettiva di una ristrutturazione del debito di Mps, dunque un taglio delle obbligazioni subordinate.
Che sarebbe un duro colpo per i mercati e, di nuovo e soprattutto, per i risparmiatori sottoscrittori di quei bond. Di conseguenza, potrebbe ulteriormente minare la credibilità del governo italiano.
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