NEW YORK (WSI) – Mea culpa di Tony Schwartz – autore di The Art of the Deal, la biografia di Donald Trump pubblicata nel 1987 – che in una lunga intervista al New Yorker dice di “provare rimorso” per “aver contribuito a presentare Trump in un modo che gli ha dato grande attenzione e lo ha reso più affascinante di quel che è”.
Lo riporta Il Post nel quale si legge che Schwartz si dice talmente preoccupato della candidatura di Trump nella corsa alla Casa Bianca che, qualora dovesse vincere e “avrà accesso ai codici per il lancio di missili nucleari c’è un’alta probabilità che arriveremo alla fine della civiltà”.
Va ricordato, a questo proposito, che The Art of the Deal fu un bestseller: presente per 48 settimane nella classifica dei libri più venduti del New York Times, di cui 13 al primo posto, ha venduto più di un milione di copie e ha contribuito a diffondere l’immagine di Trump come uomo d’affari.
Le preoccupazioni del”autore del libro non sono tanto legate alla sua ideologia politica (Schwartz non pensa che Trump ne abbia una) ma alla sua personalità. Emblematica la sua descrizione di Trump durante le interviste per raccogliere materiale per il libro.
L’autore lo ricorda come una persona che “si distraeva molto e molto velocemente, si annoiava, diceva cose superficiali e sembrava non ricordare molte cose della propria infanzia”.
La sua scarsa capacità di attenzione è, secondo Schwartz, la causa delle sue «conoscenze superficiali e della sua evidente ignoranza»: è convinto che da adulto non abbia mai letto un libro per intero e aggiunge che nei 18 mesi che ha passato con lui non lo ha mai visto con un libro in mano. Alla fine Schwartz rinunciò alle interviste e chiese a Trump di passare del tempo con lui e ascoltare le sue telefonate.”
L’altro grosso problema era che Trump, sempre secondo Schwartz, mentiva: «Più di qualunque altra persona che io abbia incontrato, Trump ha l’abilità di autoconvincersi che qualsiasi cosa stia dicendo al momento è vera, o più o meno vera, o almeno dovrebbe essere vera».
Insomma, se dovesse riscrivere il libro oggi, non lo intitolerebbe The Art of the Deal, ma The Sociopath, cioè “Il sociopatico”.
Fonte: Il Post