ROMA (WSI) – Uno dei capitoli più scottanti che entrerà a pieno diritto nella prossima legge di stabilità, allo studio del governo, è quello dedicato alle pensioni. In tema di riforma previdenziale, per ora l’ipotesi che tiene banco è quella di un aumento della quattordicesima mensilità erogata dall’Inps, un assegno extra concesso oggi a chi ha più di 64 anni e una pensione mensile di 750 euro. L’ipotesi che va per la maggiore prevede un aumento fino a 1000 euro della quattordicesima Inps, allargando la platea degli attuali beneficiari a chi ha un assegno annuale di 13mila euro contro l’attuale soglia dei 10mila.
Ma insieme all’aumento della quattordicesima mensilità, si studia anche l’ipotesi di un aumento della no tax area per i pensionati, portandola a 8140 euro che permetterebbe così di risparmiare circa la metà di quanto oggi è in cantiere per le quattordicesime.
Oltre all’aumento della quattordicesima mensilità e alla no tax area, rimanendo sul fronte della riforma previdenziale, l’altra ipotesi allo studio del governo riguarda l’Ape, l’anticipo pensionistico che permetterebbe di andare in pensione in anticipo di tre anni per chi ha raggiunto i requisiti previsti dalla legge ma con un assegno più basso. L’Ape viene qualificato come una sorta di prestito erogato dalle banche da restituirsi insieme agli interessi, nel giro di vent’anni.
Secondo gli ultimi calcoli effettuati con l’Ape si avrebbero 400 euro al mese per stipendi oltre i 2mila euro lordi. Allo studio del governo anche un sistema di detrazioni fiscali che diminuirebbe in base all’aumentare del reddito. Una soluzione questa che avrebbe come fine ultimo migliorare la situazione in cui oggi si trovano esodati ed esuberi.
Ma il tutto è rinviato al 12 ottobre quando verrà presentata la nuova legge di stabilità, mese importante anche per quanto riguarda il debito pubblico, tasto dolente, insieme al capitolo pensioni e su cui dovremmo dare spiegazioni all’Europa.