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Provocazione: e se nascesse asse M5S-Lega?

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ROMA (WSI) – Per alimentare il dibattito la redazione di Wall Street Italia ha deciso di pubblicare qui di seguito il commento di un utente anonimo, pubblicato sul sito del Movimento Popolare di Liberazione anti euro, in cui si ipotizza uno scenario di fanta politica in cui il M5S, che di alleanze non ne vuole sapere, accetti di stringere un accordo di circostanza con la Lega Nord, costretto come sarà dalla possibile modifica della legge elettorale in suo sfavore.

Negli ultimi voti alle elezioni amministrative si è visto come il secondo turno, previsto dall’Italicum, favorisca il M5S che può contare su un elettorato molto vario che consente di vincere i polarismi e uscire dal vecchio binomio destra-sinistra. L’Italia rischia le elezioni anticipate se Renzi dovesse dimettersi in caso di sconfitta al referendum costituzionale. Come nel caso della Brexit, il voto previsto questo autunno appare quanto mai incerto.

Punti in comune tra il M5S e il partito di estrema destra anti europeo ci sono e l’asse potrebbe essere portata avanti sull’esempio di Roma dove Raggi ha preso anche il 75% in certe circoscrizioni. Come? Dando l’immigrazione in mano a Salvini, la riforma dello Stato a Di Maio e una cooperazione per rivedere gli accordi europei. Tutto, dice l’utente, andrebbe bene pur di non vedere un altro inciucio tra forze moderate, che alle prossime elezioni potrebbe materializzarsi in un Renzi-Parisi.

“A leggere il titolo, qualcuno di voi sarà saltato sulla sedia. Lo sappiamo, lo sappiamo: M5S non fa alleanze con nessuno. Ma provate a leggere e vediamo insieme se un governo M5S-Lega è una bestemmia da miscredente, una violazione delle leggi della fisica, oppure se è davvero una possibilità.

Partiamo da due punti fondamentali: la riforma costituzionale e la legge elettorale. Sono questi i due fattori decisivi per determinare gli scenari politici dei prossimi anni. La riforma costituzionale passerà? O vincerà il no al referendum confermativo di fine anno?

In entrambi i casi, votare con l’Italicum così com’è oggi appare improbabile. Con il ballottaggio, il rischio di una vittoria del M5S è concreto. Anche nel caso in cui si votasse dopo il successo di Renzi al referendum. Parliamoci chiaro: i vecchi partiti vogliono arrivare al voto in modo tale che la vittoria del M5S sia impossibile quanto convincere Giovanardi a legalizzare la cannabis.

Abbiamo già visto che questo obiettivo viene pienamente centrato votando con il Bersanellum.

Senza entrare nei particolari tecnici, per ora vi basti sapere che il Bersanellum è una riedizione del Mattarellum e che sarebbe meglio chiamarlo “Antigrillinum”: si tratta di una legge elettorale che, con un Paese di fatto tripolare (Pd-Centrodestra-M5S) impedisce a chiunque di avere i numeri per governare. L’esatto contrario di quello che si prefiggeva l’Italicum, cioè sapere il nome del vincitore il giorno dopo delle elezioni: con il Bersanellum vincono tutti, tranne il M5S.

Mentre i pentastellati sono allergici a ogni forma di alleanza, i partiti – quando si tratta di spartirsi le poltrone – si accoppiano nei modi più promiscui e contronatura immaginabili. Votando con il Bersanellum – o con una legge simile fatta per rendere impossibile una maggioranza parlamentare “coerente” – M5S sarebbe tagliato fuori dai giochi inevitabilmente, anche se dovesse essere di gran lunga il primo partito italiano (raggiungendo, in una visione molto ottimista, il 35%).

A questo punto cosa succederebbe? L’unica possibilità sarebbe quella di un ennesimo inciucio fra centrosinistra e centrodestra, cioè fra Renzi e il prossimo candidato Premier di Forza Italia, ovvero Stefano Parisi (uno che è tutto tranne che antirenziano).

Arrivati a questo punto, al M5S non resterebbero che due possibilità: restare duro e puro e prepararsi ad altri 5 anni di opposizione, oppure raggiungere i numeri necessari ad avere la maggioranza facendo un accordo con i partiti di Centrodestra, Lega Nord in primis, Fdi all’occorrenza.

Follia? Forse.

A pensarci bene, Lega e M5S potrebbero trovare dei punti in comune da realizzare, mettendoli nero su bianco al momento di dare la fiducia all’esecutivo pentaleghista (suona male, lo sappiamo): basta favori alle banche, ridiscussione sui vincoli europei e permanenza nell’Eurozona, aiuti alle Pmi, abolizione della riforma Fornero, abolizione di Equitalia, far pagare più tasse al gioco d’azzardo, regolarizzare la prostituzione e così via. Dal punto di vista di Matteo Salvini, potrebbe essere una soluzione mica male, visto che Berlusconi vuole negargli il ruolo di candidato Premier del Centrodestra, preferendo il più moderato e pacato Parisi.

L’elettorato di Centrodestra poi, se gli elettori contano ancora qualcosa, ha già dimostrato alle Amministrative 2016 di preferire il M5S al Pd di Renzi, e vedrebbe di buon occhio un governo misto. Più schizzinosi (per usare un eufemismo) sarebbero invece gli elettori del M5S.”

Fonte: Sollevazione