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Stress test, Eba: banche con sofferenze pagheranno

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BRUXELLES (WSI) – Quindici paesi e 51 grandi istituti di credito, quelli con un attivo superiore ai 30 miliardi di euro. Oggi, venerdì 29 luglio, per loro è il giorno della sentenza degli stress test. Il livello delle sofferenze iscritto nei bilanci delle banche europee è l’elemento cruciale mancante per riparare le falle del sistema finanziario ed è stato preso in grande e attenta considerazione da chi ha condotto gli esami dell’Eba, l’autorità di vigilanza bancaria europea.

A finire sotto i riflettori con l’annuncio dei risultati degli stress test saranno gli istituti che hanno dimostrato una maggiore fragilità, come MPS, Unicredit e Deutsche Bank. Secondo le indiscrezioni, MPS dovrebbe essere l’unica delle cinque big italiane esaminate a non passare gli stress test.

È la terza volta da quando è iniziata la crisi del credito che vengono effettuati gli stress test e questa volta il numero di banche sottoposto alla valutazione sulla loro solidità in caso di situazioni avverse è meno delle 124 analizzate nel 2014. Negli stress test non sono state valutate le banche greche e portoghesi, due paesi dell’Eurozona in cui gli istituti di credito sono in difficoltà.

“Abbiamo le banche più importanti nell’area euro. Quelle più piccole saranno sottoposte a test da parte delle autorità competenti che in  una certa misura possono fare affidamento alla nostra metodologia”.

A parlare alla CNBC è Andrea Enria, presidente dell’Eba, l’Autorità bancaria europea che conduce gli stress test e che stasera pubblicherà i risultati. Negli stress test l’attenzione si è spostata dai requisiti patrimoniali al peso dei prestiti in sofferenza nei bilanci delle banche.

“Ora il rafforzamento patrimoniale ha avuto successo, il punto è collegarlo più strettamente alla pianificazione del capitale a medio termine, che è quello che le autorità degli Stati Uniti hanno fatto. Le sofferenze (i Non performing loans) sono un elemento importante, direi l’anello mancante nel processo di adeguamento delle banche europee.

A pagare negli stress test, che si svolgono in due fasi distinte – in condizioni ordinarie e in un contesto critico – saranno quindi probabilmente le banche che avranno le maggiori sofferenze iscritte in portafoglio. Per l’Italia si parla di 360 miliardi di euro, pari al 18% del Pil e al 18% circa dell’ammontare totale dei prestiti concessi. Una cifra enorme di cui sono corresponsabili i manager con le loro scelte operative “allegre” e in certi casi – a conti fatti – scellerate.

Si attendono con particolare trepidazione i risultati in Italia dove sono cinque le banche sotto esame: Intesa Sanpaolo, Unicredit, UBI Banca, Banco Popolare e Mps. Proprio la banca senese è alle prese con ingenti crediti inesegibili. La Bce ha chiesto uno smaltimento di 10 miliardi di euro delle sofferenze, oltre a un aumento di capitale da 5 miliardi di euro.

Come ha sottolineato lo stesso Enria in un’intervista a La Repubblica la situazione italiana è particolarmente gravosa sotto il punto di vista delle sofferenze.

“Qual è la situazione del sistema bancario italiano rispetto a quello europeo? “Parto da alcuni numeri. Il tasso di crediti deteriorati sul totale degli attivi è del 5,7% a livello europeo e 16,6% a livello italiano. Il return on equity [un indice di redditività, ndr] è 5,8% a livello europeo e 3,3% a livello italiano. Il coefficiente di patrimonializzazione è 13,4% a livello europeo e 11,4% in Italia. Dunque tutti stanno facendo progressi, però le banche italiane sono in media un po’ più deboli soprattutto sul fronte della qualità degli attivi. I paesi che hanno sofferto di più durante la crisi – Cipro, Grecia, Slovenia, Portogallo, Irlanda, Ungheria e Italia – hanno un ammontare di attività deteriorate più elevate rispetto ad altri”.

Con gli stress test – introdotti dopo la crisi finanziaria del 2008 – si cerca di conoscere la capacità patrimoniale degli istituti di credito per capire se sono dotati di un cuscinetto di capitale sufficiente in caso di crisi. Nello scenario negativo di base è previsto un Pil in flessione nel biennio che si estende fino al 2018, un peggioramento dei rating dei titoli di Stato e un deterioramento dei prezzi degli immobili, sia commerciali, sia residenziali.

Cosa accadrà lunedì all’apertura dei mercati, quando gli investitori reagiranno ai risultati degli stress test? Potranno esserci penalizzazioni?

“Gli stress test danno un input nel processo di valutazione e non sono una sentenza, non possono essere meccanicamente proiettati a esigenze di capitale. È importante che le autorità spieghino questo. Se necessario, con riferimento a specifiche banche che possono essere giudicate particolarmente deboli dal mercato, le autorità dovranno spiegare se a loro giudizio c’è un problema, e in tal caso ovviamente indicarne la soluzione”.