“Liberi di scappare per tornare ad essere inseguiti”, così il Giornale descrive la situazione al confine fra Italia e Svizzera, sul quale s’infrangono la maggioranza delle speranze dei richiedenti asilo in fuga dal Bel Paese e diretti verso la Germania. Respinti dalle autorità elvetiche al di qua della frontiera di Chiasso, la nostra polizia fatica a trovare una sistemazione per queste persone di diversa origine. “Molti minori sono stati affidati alla Caritas”, spiegano gli agenti di Monte Chiasso, “gli altri li abbiamo lasciati liberi di andare dove vogliono, invitandoli a presentarsi all’ufficio Immigrazione dove naturalmente non si faranno mai vedere”. Dall’inizio del mese le riammissioni, questo il nome ufficiale dei migranti schermati dalla Svizzera e riportati in Italia, sono state 1.400.
“E’ dal 10 luglio che c’è questa emergenza e ogni giorno va peggio,” spiega al Giornale Ernesto Molteni, segretario provinciale del sindacato di polizia Sap, “noi abbiamo denunciato subito questa situazione fuori controllo ma per settimane si è cercato di minimizzare, come se il problema non esistesse”.
Quale che sia la propria storia, la quasi totalità dei migranti in questione ha presentato una domanda di asilo che li mette nella condizione di non poter essere espulsi: dovrebbero stazionare nei centri d’accoglienza fino al responso delle autorità, ma, di fatto, molti sono liberi di vagare e cercar miglior sorte altrove. “Espulsioni”, prosegue Molteni, “non se ne fanno perché quasi tutta questa gente proviene dal Corno d’Africa e sulla carta ha diritto a rimanere qua. Ma i miei colleghi lavorano a ritmi infernali e in condizioni indecorose. Oggi sono stati segnalati diversi casi di scabbia e uno di sospetta malaria”.