L’agenzia di sicurezza russa Fsb ha dato notizia di una serie di attentati “terroristici” che sarebbero stati sventati in Crimea, i presunti artefici sarebbero appoggiati dal governo di Kiev, che insieme al resto della comunità internazionale non ha riconosciuto l’annessione della penisola alla Russia, antica madrepatria. La rete di spie neutralizzata, nello specifico, sarebbe stata organizzata direttamente dal ministero della Difesa ucraino. Sono stati arrestati alcuni sospettati di nazionalità sia russa sia ucraina. Non si è fatto troppo attendere il commento del presidente russo Vladimir Putin:
“E’ una notizia molto allarmante; i nostri servizi speciali hanno intercettato un gruppo di ricognizione sovversivo del ministero della Difesa ucraino che cercava di entrare nel territorio della Crimea”.
Da Kiev l’intera questione è stata bollata come una montatura, ma non solo: il presidente ucraino Petro Poroshenko ritiene l’accusa “un pretesto” della Russia per giustificare nuove mosse militari. Il presidente ha ordinato alle forze ucraine vicino alla penisola di Crimea e alla regione di Donbass di tenere il massimo livello di allerta.
Alle unità dell’esercito è stato inoltre chiesto di restare in allerta nel caso di combattimenti al confine con la Russia e a est del paese, dove è in corso una guerra civile da cinque anni. Citando questioni legate alla sicurezza, le autorità hanno sconsigliato ai cittadini di recarsi in Crimea.
A fare la stessa supposizione è anche il quotidiano britannico The Guardian, notando come i colpi strategici di Putin siano in passato arrivati in concomitanza di eventi in grado di distrarre l’attenzione, come le Olimpiadi (la crisi ucraina del 2014, ad esempio, arrivò dopo i giochi di Sochi, in Russia).
Per il Guardian tre potrebbero essere i possibili utilizzi di questi veri o presunti attentati alla sovranità della Repubblica di Crimea: sfruttarli per “persuadere i Paesi europei a rimuovere le sanzioni”; preparare una limitata incursione militare per metter su un corridoio di sicurezza; infine la possibilità che questo possa essere il preludio a un intervento di maggior scala.
Nel frattempo i toni in Crimea si sono fatti ancora più duri: il leader della penisola Sergei Aksènov, ritiene che questi fatti destabilizzanti siano “ancora una volta la natura terroristica delle autorità di Kiev. I terroristi, i loro istigatori ideologici e complici non sfuggiranno alla punizione” .