Fanno parte del sistema finanziario, ma non sono banche. Non solo: sono potenzialmente più pericolose delle banche, in quanto ogni giorno garantiscono l’incontro tra la domanda e l’offerta, ovvero il buon fine delle transazioni, nel mercato dei derivati. Un mercato in cui circolano contratti per un valore globale superiore ai $600 trilioni (ovvero superiore a 600.000 miliardi di dollari) e che non potrebbe funzionare senza di loro. Si tratta delle CCP, controparti centrali o anche stanze di compensazione che, di fatto, garantiscono la circolazione della liquidità nel sistema finanziario.
L’avvertimento sull’importanza della loro funzione arriva da Basilea, ovvero dalla stessa Banca dei Regolamenti Internazionali (Bank for International Settlements, BIS).
In un report, l’istituto studia la stabilità finanziaria di 10 tra le principali stanze di compensazione (le clearing houses) e controparti centrali attive sul mercato dei derivati. Nomi non ne vengono fatti. Ma dal contenuto dell’analisi si evince subito come le autorità di regolamentazione dei mercati siano preoccupate.
D’altronde, se le transazioni finanziarie vanno a buon fine, è proprio merito di tali controparti, note con la sigla CCP.
Se per esempio la banca A ha perso una scommessa sui derivati con la banca B ma non è nelle condizioni di versare la somma che deve, la banca B potrebbe non riuscire a sua volta a pagare la banca C, e così via. Tale situazione finirebbe per innescare una catena di default. Ciò non avviene, in quanto tali istituzioni intervengono ogni qual volta un contraente non riesce a pagare quanto deve alla controparte. Come? Le CCP pagano attingendo ai finanziamenti che ricevono dai membri che fanno parte della loro rete.
E’ la stessa esistenza di tali organismi, insomma, che garantisce in generale il funzionamento del mercato.
Per questo motivo, non è certamente di buon auspicio quanto si legge nella nota stilata dalle principali autorità di regolamentazione del mercato dei derivati: il CPMI e lo IOSCO, che fanno capo appunto alla BIS:
“Alcune CCP non hanno ancora adottato politiche e procedure sufficienti ad assicurare che, in caso di violazioni (che possono essere quelle di hacker, ma che possono essere anche frutto di errori umani), esse riescano a mantenere il livello target di risorse finanziarie, incluse misure adeguate per assicurare un tempestivo ritorno al livello di copertura richiesto”. Ancora, alcune CCP “non contemplano in modo sufficiente scenari specifici sul fronte della liquidità nei loro stress test”. Di conseguenza, per tali istituzioni, “ci sono elementi seri di preoccupazione che dovrebbero essere affrontati con la massima priorità”.
Dello stesso avviso l’Associazione internazionale di Swap e derivati, la ISDA (International Swaps and Derivatives Association):
“Hanno assolutamente ragione a focalizzarsi su questo problema (..) Diverse stanze di compensazione sono diventate importanti su base sistemica” ed è dunque “vitale che le (loro) infrastrutture siano sicure il più possibile, il che significa dotarsi di un sistema di recupero (dati) e di soluzione) credibile e robusto”.
Leggi il Report sul sito della BIS