La Fed è divisa sui tassi e continua a mostrare una sorprendente incertezza sul da farsi. E’ quanto emerge dalle minute, pubblicate nella serata di ieri, e relative al meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, del 26-27 luglio. Dal comunicato emerge che “nel mese di luglio i membri della Fed si sono divisi sulla necessità di alzare presto i tassi” e, ancora, che almeno due componenti del Fomc hanno mostrato di essere a favore di un aumento dei tassi già a luglio. A beneficiarne l’azionario dei mercati emergenti, che ha accolto con favore il calo del dollaro.
I membri votanti del Fomc hanno concordato infine di attendere la pubblicazione di ulteriori dati economici per valutare lo stato di salute dell’economia Usa. Allo stesso tempo, molti hanno mostrato preoccupazioni riguardo alle conseguenze che un contesto di tassi troppi bassi potrebbe produrre, in termini di rischi finanziari.
Le dichiarazioni hanno aumentato le probabilità di un aumento dei tassi a dicembre: probabilità che tuttavia rimangono al di sotto del 50%.
Immediata la reazione sul mercato valutario, dove il dollaro ha perso terreno, con il rapporto dollaro-yen che è tornato a scendere sotto JPY 100, fino a JPY 99,62.
D’altronde sempre dalle minute è risultato che i membri del Fomc intravedono pochi rischi, nel caso in cui dovesse manifestarsi un aumento improvviso dell’ inflazione.
Tutto a vantaggio dei mercati emergenti, che con l’indice di riferimento MSCI Emerging Markets Index verso la chiusura migliore in un anno, sulla scia anche delle buone notizie arrivate dal fronte aziendale, che hanno scatenato i buy a Hong Kong.
Ma è stato senz’altro il calo del dollaro a pilotare i guadagni, dal momento che le deboli probabilità di un rialzo immediato dei tassi da parte della Fed allontana anche il rischio di un aumento dei costi che gli emergenti devono sostenere per rimborsare i loro bond denominati in dollari.