NEW YORK (WSI) – Dal management, agli organi di vigilanza bancaria passando dalla politica. Ma anche la Regione e soprattutto la politica e il Pd, locale e nazionale.
Non fanno sconti le 104 pagine della relazione finale della commissione d’inchiesta del consiglio regionale che per mesi ha lavorato sul disastro Mps, della Banca e della Fondazione, oltre che sulle relazioni del polo senese con la Regione. Si tratta di una relazione di maggioranza, approvata col voto del Pd e l’astensione degli altri. Una seconda relazione, risultata di minoranza, è stata invece sostenuta dai Cinque Stelle che avevano voluto la Commissione.
Come riporta un articolo della Repubblica:
La Regione, appunto – annotano le conclusioni della relazione di maggioranza del Pd – “avrebbe potuto fare di più e avrebbe dovuto occuparsi con maggiore presenza, anche con la denuncia politica, della crisi di Banca Monte dei Paschi sia dal punto di vista aziendale, che come soggetto economico fondamentale per l’economia toscana”. Ma in cima alla lista ci sono – per la Commissione – le responsabilità da “imputare al management che ha guidato il Gruppo Mps, sia la Banca che la Fondazione, durante la stagione dei prodotti finanziari ad alto rischio, dell’acquisizione di Antonveneta, delle operazioni di ristrutturazione dei derivati”, tutte operazioni “opache” e “oggetto di indagini”.
Fari puntati soprattutto sulla politica. A pagina 92 la relazione finale del Pd punta il dito contro esponenti del partito a Siena e Roma.
“Se la politica ha avuto responsabilità a vario titolo nella vicenda Mps – si legge nella relazione – il Partito Democratico (ed i partiti alla sua origine), che ha governato la città, ne ha avute in misura molto maggiore rispetto agli altri”. Secondo la Commissione, “quanto avvenuto a Siena è probabilmente l’esempio peggiore di come un rapporto pressoché osmotico tra territorio, istituzioni, politica e fondazione bancaria possa creare una distorsione ed una sovrapposizione di ruoli ed obiettivi di soggetti diversi. Il Pd – prosegue più oltre la relazione – ha fatto e deve continuare a fare una spietata analisi in senso autocritico rispetto al ruolo avuto da molti suoi dirigenti in questa vicenda, spesso in accordo o in relazione dialettica con i vertici nazionali. Detto ciò, non può essere sottaciuto il ruolo consociativo che trasversalmente ha riguardato quasi tutto il sistema politico locale”, compatto durante le elezioni amministrative del 2011 attorno al tema del mantenimento del 51% del controllo della Banca da parte della Fondazione, “utilizzata come cinghia di trasmissione della politica locale e della logica consociativa che la ispirava”.
Fonte: Cnbc