Nella legge di bilancio ci saranno “due misure sulle pensioni: “Una per dare un po’ più una mano alla pensione minima. C’è una misura del governo Prodi che era una sorta di quattordicesima per chi prende meno di 750 euro. Non è di 80 euro, ma di circa 50 euro al mese. Noi pensiamo di orientarci più su una misura del genere”. L’altra misura prevede di dare una mano a chi vuole uscire prima” dal lavoro. “Tutti quelli che stanno a tre anni dalla pensione possono decidere autonomamente di andarsene, se rinunciano a una piccola somma, che dipende da caso per caso. Ad esempio se uno prende 1.500 euro al mese, se accetta di andare con 1.470 euro, può andare via prima. È un esempio”, ha spiegato. Non ha parlato solo del caos che ha travolto il M5S. Il premier Matteo Renzi, ospite di “Porta a Porta”, ha anche confermato l’intenzione del governo di agire sul fronte delle pensioni, riaffrontando la questione delle pensioni minime e dell’Ape, ovvero di anticipo pensionistico.
Renzi ha precisato:
“Quando si dice ‘intervento sulle pensioni’ vuol dire che metteremo più denari in tasca a chi di pensione prende poco poco“. Il presidente del Consiglio ha parlato di “una sorta di quattordicesima”, quella fatta appunto dal “governo Prodi, per chi prende meno di 750 euro. Pensiamo di ragionare su un’ipotesi del genere”.
Continuando:
“Noi abbiamo dato il primo anno gli 80 euro, lo abbiamo fatto per i lavoratori dipendenti. L’anno dopo lo abbiamo fatto per le forze dell’ordine e l’esercito. Sono una misura che noi cerchiamo di dare come messaggio di equità. Stiamo cercando i fondi disponibili ma sicuramente ci sarà un aiuto a chi prende poco di pensione e sarà nella legge di stabilità del 2017. Non è come il passato che gli interventi sulle pensioni portavano via i soldi, metteremo denari in tasca a chi di pensione prende poco. Se uno ne ha due questo non li prende, valorizzeremo il computo totale”.
Intanto oggi Il Sole 24 Ore, sempre in tema pensioni, parla anche dell’intenzione del governo di varare per la prossima legge dio Bilancio “una nuova forma di flessibilità nell’utilizzo delle prestazioni pensionistiche complementari rispetto alla maturazione dei requisiti della pensione di base”.
Scrive Davide Colombo nell’articolo: “Pensioni, ecco come la previdenza integrativa anticiperà la rendita”
“I lavoratori che a gennaio avranno maturato requisiti per accedere all’Ape, l’anticipo pensionistico con finanziamento bancario assicurato, potranno scegliere, in alternativa o come forma di parziale di copertura finanziaria della stessa Ape, una Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) beneficiando di una tassazione agevolata e che oscilla tra il 15 e il 9%. La Rita consentirà di percepire la rendita in anticipo rispetto alla pensione obbligatoria a lavoratori con 63 anni di età e almeno 20 di contributi che sono senza contratto al momento della richiesta, contando su una tassazione sostitutiva più leggera per coloro che hanno un’iscrizione di più lungo corso a un fondo pensione integrativo. In particolare l’ipotesi è di uno sgravio dello 0,3% per ogni anno di iscrizione a un fondo superiore a 15 anni, con una tassazione sostitutiva che può scendere fino al 9% contro l’attuale 23% previsto per gli anticipi motivati da esigenze diverse dalle cure sanitarie o dalle spese per la prima casa (casi in cui il prelievo è al 15%). Nel caso di prestazione pensionistica complementare associata alla pensione di base, l’aliquota marginale è invece quella prevista dallo scaglione Irpef di appartenenza”.
Tornando all’intervento di Renzi a Porta a Porta, il premier ha confermato anche l’intenzione di sbloccare i salari di chi lavora nel settore pubblico.
“Da sette anni i dipendenti pubblici hanno il contratto bloccato. Lavoriamo perché nella legge di Stabilità sia sbloccato il loro adeguamento salariale. Lavorare per sbloccare l’adeguamento salariale e del pubblico impiego è il quarto punto di attenzione a quella che io chiamo equità. Noi siamo per l’adeguamento salariale e per il rinnovo del contratto. Siamo pronti a discutere, bisogna legarlo a incentivi di merito”.
E sul taglio delle aliquote per le Partite Iva, Renzi, facendo riferimento alle partite Iva non iscritte agli ordini, afferma che:
“Vogliamo far ridurre le aliquote contributive e da questo punto di vista stimiamo che possano avere un risparmio di circa mille euro all’anno. Puntiamo a raggiungere 500 mila partite Iva“.