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Ambasciatore Usa e Fitch pro-Renzi. Ira opposizioni:”Grave ingerenza”

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NEW YORK (WSI) – Esplode il caso dell’ambasciatore Usa a Roma, John Phillips, che avverte contro i rischi di una vittoria del “no” al referendum. Ed esplode anche il caso “Fitch”, dal momento che l’agenzia di rating scrive una nota in cui praticamente si schiera per la vittoria del “sì”.

Fitch afferma che ogni turbolenza politica o eventuali problemi nel settore bancario che si possano ripercuotere sull’economia reale o sul debito pubblico avrebbero un impatto negativo sul rating dell’Italia. L’allarme arriva dal responsabile rating sovrani per Europa Medio Oriente di Fitch, Edward Parker che, in una nota odierna mette in guardia dai rischi di una vittoria del ‘no’ al referendum costituzionale . Un’ipotesi del genere, secondo l’agenzia di rating, avrebbe conseguenze negative per l’economia e il merito di credito dell’Italia.

Ma appunto, Fitch non e’ la sola a vedere all’orizzonte rischi sul sistema Italia, qualora dovesse vincere il fronte del “No”.
John Phillips, ambasciatore Usa a Roma, intervenendo ad un incontro sulle relazioni transatlantiche organizzato oggi nella capitale all’istituto di studi americani, ha detto una situazione del genere sarebbe “un passo indietro per attrarre investimenti stranieri in Italia”.

 “Il referendum è una decisione italiana” ma il Paese “deve garantire stabilità politica. Sessantatrè governi in 63 anni non danno garanzia”, ha aggiunto Phillips. Il voto sulle riforme costituzionali, ha insistito, “offre una speranza sulla stabilità di governo per attrarre gli investitori”.

“Renzi – ha detto Phillips – ha svolto un compito importante ed è considerato con grandissima stima da Obama, che apprezza la sua leadership”.

Non si e’ fatta attendere la risposta di Forza Italia per quella che Maurizio Gasparri definisce una “inaccettabile ingerenza” e chiede che Phillips si scusi. “Quella dell’ambasciatore Usa in Italia, più che un auspicio, è un’entrata a gamba tesa ingiustificata negli affari interni dell’Italia – dice il collega di partito, il senatore Altero Matteoli – eseguita su delega di un presidente alla fine del suo mandato”.

“Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari suoi e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato, nelle vicende interne italiane. Spero che a novembre vinca Trump che ha già garantito che si occuperà delle questioni di casa sua. Se a votare sì al referendum sono i massoni, i banchieri e i poteri forti allora ancora più convintamente ci schieriamo per il no, ovvero per la libertà e il bene degli italiani” ha fatto eco il leader della Lega, Matteo Salvini.

Esplode la rabbia del fronte del No, e non manca un monito del M5S. Così scrivono in una nota congiunta i deputati M5s della commissione Affari costituzionali ed Esteri alla Camera, in risposta alle dichiarazioni dell’ambasciatore statunitense a Roma, John R. Phillips.

“Quello dell’ambasciatore statunitense a Roma ci sembra un intervento irrituale e appare come una grave ingerenza negli affari interni di un altro Paese. Dopo le dichiarazioni dei vertici di JpMorgan, Confindustria, Coldiretti, Marchionne, e alcuni articoli di organi della stampa internazionale, aggiungiamo anche il nome di John R. Phillips fra l’elenco di coloro che vogliono mortificare i principi cardine della nostra Costituzione per abbattere lo Stato sociale e favorire gli interessi di grandi gruppi di investimento stranieri”.

Ancora:

“Legare il contenuto della riforma e la vittoria del no ad eventuali ricadute economiche sul nostro Paese, significa mentire agli italiani e lanciare cifre a caso che non hanno nessun supporto scientifico. Fra l’altro, al riguardo, quella dell’ambasciatore, più che una dichiarazione, sembra una confessione, soprattutto quando dice che grandi imprese statunitrensi guardano con interesse al referendum. Stiano tutti tranquilli: Se vince il No al referendum costituzionale l’unico passo indietro lo faranno le banche e i gruppi di potere economici”.

Contro l’ambasciatore anche l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani che, conversando con i cronisti in Transatlantico, afferma:

“Le parole dell’ambasciatore americano sono cose da non credere. Per chi ci prendono?”.