NEW YORK (WSI) – Gli analisti sono completamente divisi sull’esito del referendum costituzionale previsto sembra per novembre. Ben 25 punti percentuali dividono le stime di Morgan Stanley (35% di chance di successo per il governo) dalla previsione di Goldman Sachs.
La banca d’affari dà al 60% le possibilità che vincano i SI alla riforma del Senato, che ha l’obiettivo tra le altre cose di rendere più stabile il governo in un paese che, come ha ricordato l’ambasciatore italiano in Usa ha avuto 63 governi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il mercato dei bond italiani, sostiene Bloomberg, potrebbe non scontare a pieno il rischio politico rappresentato dal voto. Il premier Matteo Renzi ha promesso che si dimetterà se il referendum non dovesse passare. Il voto popolare viene considerato come il prossimo grande rischio politico dopo la Brexit.
L’esito è quanto mai incerto in un momento assai delicato per il paese e per le sue banche. La terza economia dell’area euro fatica a tornare a crescere e continua ad avere un debito massiccio che non riesce ad alleggerire. Il governo Renzi è in una fase di stallo politico, ma deve fare fronte comune con l’Europa se vuole risolvere il problema del suo settore bancario.
Come hanno scritto gli economisti di Morgan Stanley capitanati da Daniele Antonucci, “i mercati stanno prendendo troppo sotto gamba l’esito del referendum e il suo possibile impatto”. Una sconfitta nel referendum intralcerebbe i piani del governo e “rimanderebbe ulteriormente le riforme del sistema bancario e dell’economia di cui il paese ha urgente bisogno”.
A rendere pericolante la situazione delle banche italiane sono tre aspetti peculiari: il peso enorme che hanno in portafoglio i crediti deteriorati, i titoli del debito pubblico e i bond societari bancari.
Fonte: Bloomberg