Società

“Prima i nostri”: nuovo referendum anti frontalieri in Ticino

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NEW YORK (WSI) – Conto alla rovescia per il nuovo referendum sull’immigrazione e lavoro frontaliere in Canton Ticino. In calendario il 25 settembre, il quesito referendario porta un titolo quanto mai emblematico: “Prima i nostri”. E in questo caso “gli altri” sono in prevalenza italiani.

Il referendum, in sostanza, chiede la precedenza ai residenti nel momento dell’assunzione, in un paese che, a livello generale, vede un costante aumento di lavoratori frontalieri.

Come ricorda il Fatto Quotidiano:

Il referendum, proposto dall’Udc, partito che insieme alla Lega dei Ticinesi risponde all’elettorato più conservatore,  richiama quello già votato dalla maggioranza degli svizzeri il 9 febbraio del 2014, quando la proposta passò con una maggioranza risicatissima a livello federale (50,3%), ottenendo invece un consenso plebiscitario in Canton Ticino (con oltre il 70% dei consensi).

C’e’ da dire che nel cantone di lingua italiana la presenza di lavoratori stranieri si fa sentire in maniera sensibile: attualmente secondo l’ultima rilevazione dell’ufficio statistico svizzero sono 62.179 (dato dell’8 settembre 2016) in leggera flessione (-0,4%) rispetto al trimestre precedente.

Va ricordato inoltre che:

Il voto del 2014 è rimasto sostanzialmente lettera morta e l’Udc del Ticino ha deciso di “agire sulla Costituzione Cantonale per assicurare che il voto venga rispettato e non rimanga solo un auspicio” e puntare i piedi affinché i lavoratori locali abbiano la precedenza rispetto agli stranieri.

Nel testo dell’iniziativa del 25 settembre prossimo si chiede di porre rimedio “all’attuale mancanza di protezione per i salariati ticinesi”, parlando della battaglia referendaria come di una “lotta trasversale per sostenere la nostra identità e i nostri diritti, che vuole proteggere i salariati dal dumping salariale in atto grazie al continuo aumento del frontalierato in campi dove la manodopera indigena non trova più lavoro” aggiunge il quotidiano .

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano