Per anni sono passati di moda, ma ora i mercati azionari emergenti sono tornati al centro dell’attenzione.
In Cina, però, rimaniamo estremamente cauti nei confronti dei settori che vengono ampiamente indirizzati dallo Stato, mentre siamo più ottimisti verso i comparti della cosiddetta “new economy”, come l’IT e i servizi, dato che il paese sta cercando di riequilibrare la propria economia.
La realtà è che non è cambiato nulla in Cina, men che meno la visione che abbiamo mantenuto saldamente nel corso degli ultimi cinque anni e cioè che le banche cinesi, in scia alla maggiore bolla del credito mai vista al mondo, siano ora sedute su una montagna di sofferenze che potrà essere ripulita a un costo pari al 30-50% del Pil.
In mancanza di seri sforzi riformistici, la Cina alla fine si avvierĂ verso la crisi finanziaria.
Suggeriamo quindi di frenare gli entusiasmi verso i mercati azionari asiatici ed emergenti, che stanno semplicemente vivendo uno dei loro rally periodici.
Abbiamo assistito a rialzi molto simili in modo regolare negli ultimi otto anni, al punto che ora questi guadagni appaiono come una “nuova normalità ”.
Anche le motivazioni citate in merito a questi rally sono quasi sempre le stesse, e cioè che i mercati azionari asiatici sono convenienti e che la ripresa economica è imminente, che la Cina è riuscita a superare le turbolenze finanziarie e che l’economia si sta riequilibrando.
Negli ultimi otto anni, queste argomentazioni si sono dimostrate false e i rally si sono esauriti rapidamente.
Non vediamo alcuna differenza questa volta, motivo per cui suggeriamo cautela a chi volesse inseguire i mercati asiatici o emergenti sui livelli attuali.