ROMA (WSI) – Solo il 15% degli italiani pensa che il trattato di Schengen vada mantenuto e una larga maggioranza invece crede che sia necessario rafforzare i controlli alle frontiere.
A dirlo un sondaggio realizzato da Demos per il quotidiano Repubblica e dimostra come, dopo l’ingresso nell’euro, nei primi anni 2000, l’atteggiamento degli italiani verso l’Unione si è sensibilmente raffreddato.
“Allora eravamo i più eu(ro)forici in Europa. Quasi il 60% esprimeva, infatti, fiducia verso le istituzioni comunitarie. Ma il clima d’opinione è cambiato in fretta. Fino a scendere sotto il 30%, negli ultimi anni. Oggi è al 27%. E i più delusi sono gli elettori incerti, che Renzi contende ai partiti decisamente euro-scettici. In primo luogo: Lega e M5s. Tuttavia, non bisogna pensare che gli italiani se ne vogliano andare dalla Ue, seguendo Salvini e la Lega. Né che intendano abbandonare l’euro, come vorrebbero Grillo e il M5s. La maggioranza, anche se largamente insoddisfatta, preferisce, comunque, restare. Perché la Ue e l’euro non ci piacciono. Però non si sa mai… Fuori potrebbe andarci molto peggio”.
Oggi la minaccia terroristica ha spinto a rafforzare i controlli dalla Francia, vittima di numerosi attacchi sanguinari fino al nostro paese, l’Italia, dove è cresciuta la richiesta da parte dei cittadini di sorvegliare proprio i confini (48%). Il sondaggio Demos rivela inoltre che oltre un terzo della popolazione, vorrebbe che i confini nazionali venissero controllati “in alcune circostanze particolari”.
Ad alimentare la richiesta di maggior controllo alle frontiere, non tanto la sfiducia nell’Unione Europea e nei suoi governi, quanto il timore suscitato dagli immigrati, la “paura degli altri”.
“Come se le frontiere e gli stessi muri potessero “chiudere” (e proteggere) un Paese “aperto” come il nostro. Verso Est, l’Africa e il Medio Oriente. Circondato, in larga misura, dal mare. In tempi di globalizzazione. Dove tutto ciò che avviene dovunque, nel mondo, può avere effetto immediato sulla nostra vita. Sulla nostra condizione. Sul nostro contesto (…) Il sogno europeo, immaginato e perseguito da “visionari”, come Altiero Spinelli, Jean Monnet, Robert Schuman e Konrad Adenauer, rischia, dunque, di fare i conti con un brusco risveglio”.