Fin dalla nascita l’essere umano possiede un “orologio interno” che ne determina il ritmo d’invecchiamento e le probabilità di morte in età avanzata a prescindere dall’ambiente e dallo stile di vita che intraprenderà.
Lo ha scoperto con un’evidenza forte un studio dell’University of California di Los Angeles individuando la chiave in alcuni piccoli cambiamenti chimici nel Dna: “Ci sono persone vegane, che dormono 10 ore al giorno, che hanno un lavoro poco stressante e che, comunque, finiscono col morire giovani”, dice Steve Horvarth, biostatistico e responsabile della ricerca condotta sui campioni ematici di 13mila soggetti, “abbiamo mostrato come alcune persone hanno un ritmo d’invecchiamento più spedito”. Nello specifico, la ricerca svela che per quel 5% che invecchia più in fretta, c’è una probabilità superiore alla media del 50% di morire, a qualunque età.
Fortunatamente, sembra che tali caratteristiche cui si dispone sin dalla nascita non siano del tutto irreversibili. “La grande speranza è che si possano trovare interventi anti-invecchiamento che rallentino questo innato ritmo d’invecchiamento”, dice Horvath al Guardian, ammettendo che il test compiuto su se stesso ha rivelato che risulta, a 48 anni, più vecchio di altri cinque.
Viste le implicazioni sulle probabilità di morte è facile immaginare come le compagnie assicurative sarebbero ben interessate al nuovo test, che si compie partendo da un campione ematico con un costo di 300 dollari. Ma Horvath per ora rassicura: non c’è l’intenzione di vendere questo test.