NEW YORK (WSI) – Pesante bocciatura dell’Inps ai voucher da 10 euro. Un sistema sulla carta, destinato a far emergere il sommerso nei lavori occasionali. Ma che nella pratica e’ stato utilizzato per inquadrare una forma di lavoro precario e a basso costo, costringendo chi viene pagato in questo modo a essere risucchiato da un vero “girone infernale” da cui è difficile uscire.
E’ quanto si legge nel Quaderno di ricerche sul lavoro accessorio dell’Istituto di previdenza secondo cui:
“Una delle (irrealistiche) aspettative del legislatore era che il voucher servisse per l’emersione dal nero. Prove statistiche affidabili di un tale passaggio non sono state ottenute, né lo possono essere se non in via del tutto indiziaria” si legge nello studio.
Il presidente dell’INPS, Tito Boeri, arriva a definire il sistema “la nuova frontiera del precariato”. In generale, i numeri sono in crescita, ma “i valori assoluti del fenomeno in esame rimangono modesti, rispetto alla dimensione complessiva della domanda di lavoro”.
Si passa poi ad analizzare l’identikit di chi li riceve.
Per l’Inps non si tratta di persone che hanno già un impiego fisso e tentano di arrotondare, ma piuttosto di lavoratori precari che non riescono a trovare un lavoro stabile. In pratica, il popolo degli eterni precari.
“Chi pensa che il lavoro accessorio sia rilevante come secondo lavoro di soggetti già ben presenti e inseriti nel mercato del lavoro, con un rapporto di impiego ben strutturato, non trova certo conforto nei numeri – spiega l’Inps -. Possiamo anzi sostenere tranquillamente che è fuori strada: ovviamente la fattispecie esiste – con riferimento sia a dipendenti pubblici che privati – ma è lungi dall’essere quella dominante o anche, semplicemente, maggioritaria”.
“In definitiva il popolo dei voucher, al netto dei pensionati, nella stragrande maggioranza non è tanto un popolo “precipitato” nel girone infernale dei voucher dall’Olimpo dei contratti stabili e a tempo pieno (Olimpo a cui spesso non è mai salito) – prosegue il documento – ma un popolo che, quando è presente sul mercato del lavoro, si muove tra diversi contratti a termine o cerca di integrare i rapporti di lavoro a part time”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano