ROMA (WSI) – Per la prossima manovra finanziaria mancano ancora più di sette miliardi e tutto dipenderà dalle concessioni che il governo Renzi riuscirà a ottenere da Bruxelles. Le autorità europee potrebbe concedere a Roma uno sforamento del deficit di 3,2 miliardi, secondo quanto riportato da La Stampa. Su un paio di cose però i funzionari europei non hanno intenzione di fare concessioni: sugli aumenti a pioggia per gli statali e su un eventuale aumento dei costi per le pensioni.
Il tempo stringe: il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha tempo fino a sabato per prendere una decisione. Quel giorno il consiglio dei ministri si riunirà per approvare la bozza della manovra dell’anno prossimo. Le coperture da trovare sono l’ultimo scoglio prima della conclusione della stesura del documento. Sono giorni di lavoro intenso.
La cifra rappresenta la differenza tra il deficit indicato dalla manovra del governo e il 2% chiesto dalla Commissione Europea di Jean-Claude Juncker. Padoan e il premier Renzi speravano di convincere Bruxelles a concedere il massimo possibile facendo partecipare i contribuenti europei alle spese sul terremoto e sull’immigrazione. Stando alle stime attuali del Def il rapporto tra deficit e Pil dovrebbe attestarsi al 2,3% l’anno prossimo. La crescita economica sarà fissata all’1%, mentre il debito pubblico toccherà il 131% del Pil.
Lo scenario più probabile, scrive Alessandro Barbera sulle pagine del quotidiano torinese, è invece “quello di un accordo che permetta all’Italia uno sforamento di due decimali fino al 2,2% – circa 3,2 miliardi di coperture in più – ma non si può escludere nulla”.
Tagli sanità: a rischio vaccini e non solo
Nella sanità intanto si va verso tagli da un miliardo e mezzo di euro. Ci sono tante assunzioni dei medici in bilico e a rischio sono pure i vaccini. Il Tesoro ha intenzione un freno ai soldi destinati al dicastero di Lorenzin, limitando l’aumento del Fondo sanitario nazionale a soli 500 milioni. Lo stanziamento sarebbe quindi di 111,5 miliardi.
Solo l’altro ieri Renzi annunciava un piano per assumere medici e infermieri e svecchiare le corsie degli ospedali. I cittadini non hanno fatto in tempo a digerire la notizia che il programma è già saltato. Così come lo sono l’esenzione dai ticket per chi soffre di broncopolmonite cronica o malattie renali gravi.
Come scrive Paolo Russo su La Stampa la “stessa sorte toccherebbe al Piano vaccini tanto invocato da medici e società scientifiche. Uno stop che significherebbe dire addio alla gratuità delle immunizzazioni: contro il papilloma virus anche per i maschietti tra i 12 e i 18 anni; l’anti-meningococco b per i bambini ai primi mesi di vita; l’antipneumococcico, che immunizza gli ultrasessantacinquenni da polmoniti e meningiti; l’anti erpes zoster; il vaccino contro la varicella, che oggi alcune regioni continuano a far pagare e che va fatto al 15° mese di vita, con richiami al sesto anno e tra i 12 e i 18 anni”.
Tra le altre conseguenze negative dei tagli alla sanità, non sarebbero più gratuiti gli “accertamenti per i celiaci, i nuovi scooter a quattro ruote per i disabili, tutta una serie di ausili informatici per consentire di comunicare a chi ha gravi disabilità Per non parlare delle nuove 110 malattie rare che resterebbero escluse dal paradiso della rimborsabilità. Tutte cose che costano 800 milioni”.
Fonte: La Stampa