Economia

Made in Italy alimentare: “tre marchi su quattro” a stranieri. Crac grano

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Allarme sul made in Italy alimentare e sul suo futuro. A lanciarlo è la Coldiretti, in occasione del 15esimo Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio.

L’associazione fa notare che tre marchi storici del Made in Italy alimentare su quattro “sono già in mani straniere”. E che gli stranieri potrebbero “estendere il potere di controllo del mercato nazionale alla distribuzione commerciale con Esselunga, dopo che Bernardo Caprotti nel proprio testamento ha auspicato una collocazione internazionale a favore del gruppo Ahold, con base in Olanda, e avversato l’ipotesi di vendita a Coop Italia”.

Coldiretti non nega la presenza di “alcuni segnali positivi di inversione di tendenza, che hanno portato ad esempio al rientro in Italia di Italpizza, gruppo leader nella produzione di pizze surgelate”. Tuttavia, è innegabile che si sia assistito alla “progressiva cessione di marchi storici del Made in Italy all’estero”.

L’ultima riguarda la Peroni, passata al Giappone “dopo varie vicissitudini che l’avevano fatta entrare nell’orbita del gruppo sudafricano Sab Miller”. E, ancora, “l’anno scorso c’è stata la vendita della catena di gelaterie torinesi Grom alla multinazionale Unilever“.

Coldiretti presenta la situazione a fine 2014:

“La maggioranza del gruppo oleario toscano Salov, proprietario dei marchi Sagra e Filippo Berio, è passata nelle mani del gruppo cinese Yimin, una sussidiaria del gruppo Bright Food, mentre sempre nel 2014 l’antico Pastificio Lucio Garofalo ha siglato un accordo preliminare per l’ingresso nella propria compagine azionaria (con il 52%) di Ebro Foods, gruppo multinazionale spagnolo, e Bertolli, Carapelli e Sasso sono entrate a far parte del fondo statunitense Cvc Capital Partners, che lo ha strappato al gruppo spagnolo Sos”.

Coldiretti parla anche del problema della “deflazione profonda” nei campi scatenata, tra le altre cose, anche dalla “speculazione sulla fame, che ha bruciato nel mondo quasi 40 miliardi di dollari solo per il grano”.

Il risultato è che le quotazioni internazionali del grano “si sono dimezzate dai 5,36 dollari per bushel dell’anno scorso a poco più di 3,95 dollari per bushel (pari a 27,216 chili), senza alcun beneficio per i consumatori, ma con milioni di contadini in ginocchio”.

Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, commenta i numeri del crac del grano da quasi $40 miliardi, parlando di dati che sono stati verificati “sulla base dell’analisi sugli andamenti al Chicago Board of Trade, punto di riferimento del mercato delle materie prime agricole a livello internazionale.

Nella giornata mondiale dell’alimentazione della FAO, Coldiretti ha parlato di “manovre finanziarie sul cibo”, con gli speculatori che stanno giocando senza regole sui prezzi delle materie prime agricole e hanno causato una grande volatilità, impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi”.

L’organizzazione continua:

“nonostante il forte calo dei prezzi alla produzione agricola, quelli al consumo rimangono alti con conseguenti difficoltà per i più poveri. Si accumula così un drammatico ritardo nel garantire una giusta alimentazione, con ben 57 paesi su 129 che non hanno raggiunto l’obiettivo di dimezzare la fame entro il 2015, fissato dall’Onu nel 2000, e oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame”.

Una buona notizia, tuttavia, c’è.

Coldiretti ha parlato di uno storico via libera della Unione europea alla richiesta italiana di indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari, perché sono scaduti senza obiezioni alle ore 24 del 13 ottobre i tre mesi dalla notifica previsti dal regolamento 1169/2011 quale termine per rispondere agli Stati membri che ritengono necessario adottare una nuova normativa in materia di informazioni sugli alimenti.