Economia

Azionario: esodo da questo mercato. A livelli da crash Black Monday

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Un vero e proprio esodo, quello degli investitori globali, dalla borsa di Tokyo. E’ quanto fa notare un articolo di Bloomberg, che fa scrive come la fuga dall’azionario del Giappone si stia traducendo nell’esodo, su base annua, più forte dal 1987. Quella volta, gli smobilizzi furono scatenati dal crash del Black Monday e dalle valutazioni eccessive dei corsi azionari. Questa volta, gli investitori globali stanno scappando sia per l’apprezzamento dello yen, che per quelle politiche economiche promosse dal premier Shinzo Abe – riassunte nel termine di Abenomics – che non convincono più nessuno.

I flussi in uscita dall’azionario nipponico sono proseguiti in quattro mesi – degli ultimi cinque – e al momento Bloomberg parla di un sell off di $59 miliardi, più di qualsiasi altra cifra degli smobilizzi avvenuti sui 33 mercati che monitora.

 

La fuga spiega il motivo per cui gli acquisti record di ETF da parte della stessa banca centrale Bank of Japan non siano riusciti ad arginare le perdite sull’indice Topix, che ha perso -12% ques’anno. In poche parole, gli investitori stranieri stanno vendendo a un ritmo più alto di quello a cui la Bank of Japan sta comprando azioni.

Motivo, la totale sfiducia verso la politica monetaria della Bank of Japan, che ha inaugurato, così come la collega Bce, l’era dei tassi negativi. Proprio tali tassi hanno eroso la redditività delle banche giapponesi – così come gli utili delle banche europee – con un risultato che si è visto anche sui corsi azionari.

Tra l’altro, il programma di acquisto di ETF da parte della Bank of Japan, del valore di $58 miliardi l’anno, ha avuto un effetto boomerang, in quanto ha minato ulteriormente la fiducia degli investitori che, invece di accogliere la mossa con favore, si sono tenuti ben lontani dalla borsa di Tokyo, temendo una distorsione delle valutazioni e una maggiore difficoltà nelle operazioni di trading.

Mark Mobius, presidente esecutivo di Templeton Emerging Markets Group, ha definito i metodi della banca centrale “folli”.

Qui sotto, il grafico che indica come gli smobilizzi da parte degli investitori stranieri siano superiori agli acquisti della Bank of Japan.

Commenta la situazione anche Yoshinori Shigemi, strategist dei mercati globali presso JP Morgan Asset Management:

“Il Giappone si trova ora in una posizione difficile, riguardo agli investimenti stranieri”.

In cima alla lista dei timori di Shigemi è l’andamento dello yen, che dall’inizio dell’anno è salito del 16% nei confronti del dollaro, segnando il guadagno maggiore tra tutte le valute asiatiche. Una notizia negativa, soprattutto per l’indice allargato Topix, che conta tra le presenze diversi titoli di società esportatrici.

Basti pensare che in media l’utile per azione di tali società, quotate sul Topix, è sceso di circa il 18% dal settembre del 2015, sempre stando ai dati di Bloomberg.

E nel fondo Pictet Asset Management, gli scettici hanno ridotto le loro posizioni sull’azionario del paese, nonostante  Hiroshi Matsumoto, responsabile degli investimenti per il Giappone, abbia tentato di convincere i colleghi che la borsa di Tokyo è un buy di lungo periodo.

Ma lo scetticismo sembra quasi un diktat, se si pensa che il paese continua a rimanere intrappolato nella morsa della deflazione nonostante le maxi iniezioni di liquidità da parte della banca centrale e l’aumento, anche, delle manovre espansive dal fronte fiscale, per non parlare delle riforme strutturali.

L’inflazione latita ancora, come dimostra il trend dell’indice dei prezzi al consumo, sceso ad agosto per il quinto mese consecutivo. D’altronde, le famiglie hanno tagliato le spese al ritmo più forte dal mese di marzo.