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Bce, Draghi tra due fuochi

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Il punto critico per Mario Draghi è sempre quello: come riuscire a rilanciare l’economia stagnante europea senza utilizzare strumenti espansivi che provochino le ire della Germania, la prima potenza dell’area euro. A parte le possibili modifiche tecniche da apportare al piano di allentamento monetario straordinario, in modo da rischiare una sentenza negativa da parte dei giudici tedeschi della Corte costituzionale di Karlsruhe, c’è bisogno di una correzione dei limiti del Quantitative Easing se si vuole estenderne la durata.

Lo scenario più probabile per l’attesa riunione di politica monetaria odierna, una delle più incerte degli ultimi tempi, è che verranno apportati cambiamenti minimi al programma di allentamento monetario eterodosso. Gli analisti di Investec Asset Management, in particolare, prevedono che le misure di tapering non verranno nemmeno prese in considerazione oggi, un aspetto che dovrebbe fornire un buon sostegno al mercato obbligazionario, il quale è stato tartassato dalle vendite negli ultimi tempi. Proprio per via delle attese di mercato sulla exit strategy da un piano che scade tra cinque mesi, qualsiasi accenno a un’ipotesi di tapering oggi potrebbe dare la stura alle vendite nel mercato del debito dell’area euro e alimentare gli acquisti di euro.

La Bce ha fatto intendere che fino alla prossima riunione di dicembre non dovrebbe cambiare strategia, né in un senso né nell’altro, ma tra gli analisti ha iniziato a prendere piede la convinzione che il mese prossimo il programma di Quantitative Easing possa essere esteso in termini sia di portata sia di durata. L’istituto centrale di politica monetaria dell’Eurozona non può più sbagliare. La ripresa tarda a consolidarsi e i rischi politici tra Brexit, referendum costituzionale italiano ed elezioni in Austria sono alti.

È proprio oggi che potrebbero emergere importanti dettagli sugli eventuali cambiamenti al piano dopo la sua scadenza a marzo 2017. Oltre che sul futuro del Quantitative Easing, oggi potrebbe essere la giornata decisiva per capire quale sarà il destino del Portogallo e potrebbero arrivare giudizi e soluzioni anche per il traballante settore bancario italiano.

L’incertezza su questo punto è elevata, con alcune indiscrezioni stampa che parlavano addirittura di una possibile strategia di uscita dalle manovre ultra espansive nel caso in cui l’inflazione e la crescita dovessero dare segnali di ripresa più convincenti a fine anno.

Bce: dilemma Quantitative Easing

Per Draghi il momento della verità è proprio tra oggi e il meeting di dicembre, anche perché fino a oggi l’ex numero uno di Bankitalia ha cercato di evitare di offrire informazioni sul modo con cui il pacchetto di acquisto di titoli del debito al passo di 80 miliardi di euro al giorno, un programma che la Germania non nasconde di non apprezzare.

Draghi è tra due fuochi e il peso è tutto sulle sue spalle. I mercati staranno a guardare con estrema attenzione. Se i banchieri centrali dell’Eurozona fossero liberi di decidere, liberi dalle pressioni di Francoforte e Berlino, ampierebbero probabilmente la potenza e gittata del bazooka monetario già da oggi. Ma probabilmente preferiranno aspettare l’8 dicembre per farlo.

Le mosse concrete potrebbero consistere in un prolungamento del Quantitative Easing e nell’incremento della quota di bond da aquistare, con l’obiettivo di rilanciare la crescita ancora fragile e rinfocolare l’inflazione. La Bce ha anche, forse per temporeggiare, istituito una commissione di banchieri esperti dell’area euro per studiare come  strutturare il piano in futuro.

Draghi ha preso tempo e una mano gliel’hanno data i mercati: la pioggia di vendite che si è abbattuta sui bond europei di recente ha aumentato i rendimenti, facendo rientrare le preoccupazioni circa un assottigliamento della scelta a disposizione di attivi acquistabili nell’ambito del QE.

Per passare il test dei mercati e convincere gli osservatori, durante la conferenza stampa di oggi – inizio alle 14.45 ora italiana – Draghi dovrà dimostrare di avere le armi per sviluppare una strategia anti crisi credibile entro fine anno ma non si può permettere nemmeno di sbagliare il tempi o di fare infuriare i politici e banchieri tedeschi e degli altri paesi virtuosi.