NEW YORK (WSI) – Nuova pesante tegola per 4,5 milioni di correntisti italiani. Che, a quanto pare, si troveranno a pagare di tasca propria 100 milioni euro per il salvataggio di Banca Etruria, Banca delle Marche, CariChieti e CariFerrara. Secondo quanto scrive, la Repubblica
“in questi mesi i rincari dei costi di tenuta dei conti correnti presso il Banco Popolare, Ubi e Unicredit, giustificati con i contributi versati da tutte le banche al Sistema di garnzia dei depositi (che garantisce i conti fino a 100 mila euro) e al Fondo nazionale di risoluzione. Per questi tre istituti un tale aggravio di costi costituisce un “giustificato motivo per un aumento” dei canoni mensili o annuali di tenuta dei conti correnti”.
La notizia e’ stata comunicata da Banco Popolare, Ubi e Unicredit alla propria clientela attraverso lettere allegate o comprese negli estratti conto. Tutto questo per i clienti del Banco, si tradurrà in un “prelievo una tantum di circa 25 euro che verrà trattenuto a fine anno sulla gran parte dei conti di privati e imprese (circa 1,5 milioni di posizioni)”. Per i correntisti di Ubi, invece, i conti di circa 3 milioni di clienti saranno caricati dal primo ottobre di 12 euro in più all’anno (persone fisiche) o anche 24 euro (persone giuridiche). Per Unicredit infine “circa 100 mila posizioni” subiranno “aggravi dei canoni mensili di 1 o 2 euro”.
Per ora, come spiega Repubblica, il fenomeno sembra limitato alle tre banche. Tuttavia:
“Da una prima ricognizione compiuta da Repubblica presso le principali banche italiane risulta che Intesa Sanpaolo, Bnl Paribas, Cariparma, Bpm, Monte dei Paschi, Bper, Credem, Fineco, Che Banca!, Creval, Deutsche Bank, Popolare di Vicenza, Bancoposta, hanno tutte dichiarato ufficialmente di non aver aumentato nel corso del 2016 i costi sui conti correnti a causa della partecipazione ai Fondi di risoluzione e Tutela dei depositi. La Vicenza ha però fatto sapere che per il futuro sta valutando questo tipo di provvedimento mentre Deutsche potrebbe tra qualche mese ritoccare i costi di alcuni conti a causa dei forti investimenti sostenuti per la sicurezza. Per Conto Bancoposta Più c’è invece stato un rincaro di 0,40 euro sul costo di domiciliazione delle bollette dovuto a una promozione scaduta ma solo per alcuni fatturatori”.
Non si e’ fatta attendere la protesta dell’associazione Altroconsumo, che ha scritto alla Banca d’Italia, facendo notare appunto che:
“il motivo apportato dalla banca per una maggiorazione così consistente non possa essere considerato “giustificato” e “congruo””. Perché i correntisti di una banca solida come il Banco Popolare devono pagare il “Salvabanche” applicato a 4 banche in crisi?, si domanda Altroconsumo nella lettera. E quindi, per legge, se manca il giustificato motivo la variazione non è efficace”.
La risposta Banca d’Italia non e’ tardata ad arrivare:
“Stiamo osservando con attenzione il comportamento di alcune banche nel ribaltare sulla clientela dei depositanti e dei correntisti i costi sostenuti per effetto delle crisi bancarie. Le norme sono più tutelanti in Italia che in molti altri Paesi nei confronti dei clienti delle banche e prevedono che una banca possa, sì, cambiare le condizioni contrattuali di deposito o conto corrente, ma solo se vi è un giustificato motivo e seguendo una procedura trasparente e informando adeguatamente il cliente per consentirgli di fare le proprie valutazioni (ed eventualmente recedere)”.
In soldoni, finora l’unica arma in mano ai risparmiatori è quella di chiudere il conto e cambiare banca.
Fonte: la Repubblica