NEW YORK (WSI) – Secondo il documentarista e attivista Micheal Moore, che ha conosciuto Donald Trump, vincerà il magnate newyorchese e con il voto di protesta gli elettori manderanno a quel paese l’establishment. Per gli analisti Goldman Sachs, invece, non ci saranno sorprese in stile Brexit.
Gli ultimi sondaggi danno in vantaggio la sfidante Democratica Hillary Clinton e se Trump perde in Florida, stato che garantisce 29 grandi elettori, è spacciato. Ma il momentum, come si chiama in inglese, sembra essere di nuovo dalla parte di Trump.
Come ha sottolineato anche il noto sondaggista ed esperto di statistiche Nate Silver sul suo sito Five Thiry Eight, la corsa è più agguerrita del previsto e ora che non si parla più degli scandali a sfondo sessuale, Trump sta guadagnando qualcosa in termini di consensi. Con il loro candidato ancora indietro nei sondaggi, i sostenitori di Trump sperano che l’elezione presidenziale possa tramutarsi in un evento choc come l’esito del referendum sull’addio all’Unione Europea del Regno Unito.
Goldman Sachs ritiene tuttavia che le possibilità di una sorpresa al voto dell’8 novembre siano remote. I due voti sono molto diversi tra loro e secondo l’economista della banca Alec Phillips, la principale differenza è che ai britannici è stato chiesto di votare un’idea, agli americani verrà chiesto di votare per una persona.
Questo riduce di molto le possibilità di un risultato inatteso. All’alba del 23 giugno gli analisti erano convinti, in particolare dopo l’omicidio della deputata labourista Jo Cox favorevole alla vittoria del fronte del Remain (No alla Brexit), che il Leave avrebbe perso e i britannici avrebbero scelto di restare in Europa.
“Anche se entrambe le situazioni rappresentano per gli elettori un’opportunità di attuare un cambiamento dello status quo, prima del voto nel Regno Unito le percentuali dei sondaggi indicavano una competizione molto più equilibrata nel caso della Brexit rispetto a quanto non lo sia nelle elezioni presidenziali statunitensi.
Moore: vincerà voto di protesta
Sul primo punto Phillips ha indiscutibilmente ragione, ma sul secondo quanto esposto non è proprio esatto. Alcuni sondaggi segnalano un margine di vantaggio di Clinton molto ampio, anche dell’11%, ma per altri come quelli di CNN e Abc Trump è indietro di sole 6, 8 lunghezze. La media calcolata da Real Clear Politics su tutti i sondaggi effettuati è di un distacco del 4,4% tra i due candidati.
Si tratta di un gap potenzialmente colmabile. Addirittura l’ultimo sondaggio del Los Angeles Times dà Trump come favorito, anche se di un solo punto. Per fare un confronto con la Brexit, l’ultimo sondaggio pubblicato in Inghilterra, del Telegraph, dava in vantaggio di 4 punti il fronte del Remain, che per i bookmaker aveva l’88% di chance di uscire vittorioso dal voto.
Come ha avvertito Moore, regista di film di successo come Bowling for Columbine, Fahrenheit 9/11 e più di recente anche di un documentario su Trump, non bisogna fare l’errore di sottovalutare la voglia degli elettori americani di esprimere un voto di protesta contro l’establishment, di cui Clinton fa parte.
Un altro aspetto, pur secondario, da tenere in considerazione riguarda l’egocentrismo megalomane di Trump: se il tycoon multi miliardario avesse capito di andare incontro a una sconfitta, si sarebbe già ritirato dalla corsa alla Casa Bianca. Se c’è una cosa che in campagna elettorale ha dimostrato di odiare, è perdere.