Economia

Usa, Pil non cresceva così da metà 2014

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L’economia degli Stati Uniti ha registrato una crescita del 2,9% nello scorso trimestre, più delle attese che erano per un incremento del Pil del 2,6% e più del doppio rispetto alla variazione del secondo trimestre. È l’aumento trimestrale del Pil più sostenuto da metà 2014. 

I dati sul secondo trimestre sono stati confermati (+1,4%). Le spese al consumo sono cresciute del 2,1%, mentre gli investimenti del settore privato sono aumentati dell’1,2%. Le esportazioni hanno registrato un balzo del 10%. Deludono invece gli investimenti nel mercato immobiliare, calati del 6,2% dopo il tonfo del 7,7% del trimestre antecedente, e in generale gli investimenti delle società.

I mercati finanziari (segui live blog) non reagiscono in modo particolare, con i futures sui principali indici della Borsa Usa che sono positivi, mentre il dollaro scambia ai massimi di sette mesi. I numeri sono confortanti ma allo stesso tempo, alla luce dei dati sul Pil, il rialzo dei tassi della Fed a dicembre è pressoché scontato. Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio su questo punto, i dati lo hanno spazzato via.

Il dato sul Pil Usa nel terzo trimestre è il primo negli ultimi otto trimestri a presentare una crescita delle attività economiche più alta del +2,6%. L’ultima volta che è successo era il terzo trimestre di due anni fa. Alla luce di questi numeri, una stretta monetaria della Federal Reserve è di fatto assicurata e i bond dovrebbero continuare a salire sui mercati.

Fed alzerà i tassi a dicembre

Anche se la variazione del Pil nel terzo trimestre rappresenta un miglioramento netto rispetto alla prima metà dell’anno, quando la prima economia del mondo è cresciuta appena poco più dell’1%, restano timori sul tempismo della prossima stretta monetaria, la seconda in dieci anni di tempo dopo quella di dicembre 2015.

Se la Fed cercava una scusa per alzare il costo del denaro, l’hanno trovata. Ma qual è il motivo per cui la Federal Reserve, anziché alzare i tassi quando la crescita era superiore al 3%, lo vuole fare ora, in un momento in cui peraltro le pressioni inflative non sono ancora così alte da giustificare un intervento per arginare la crescita dei prezzi al consumo.

Detto questo, anche se la Fed dovesse agire i tassi di interesse per beni e servizi, come mutui e prestiti per l’acquisto di automobili dovrebbero rimanere abbastanza bassi per un periodo prolungato. Il prossimo venerdì si saprà di più sullo stato di salute dell’economia, con il rapporto governativo mensile sull’occupazione, un dato che viene monitorato con molta attenzione dalle autorità e che sarà l’ultimo dato economico chiave prima delle elezioni presidenziali dell’8 novembre.

Nel terzo trimestre l’economia ha visto un incremento delle spese al consumo del 2,1%, mentre le esportazioni hanno registrato la crescita più sostenuta in quasi tre anni. Le aziende sono tornate a riempire gli scaffali, accumulando scorte dopo il calo insolito delle scorte della scorsa primavera.

A mettere un freno alla crescita del Pil hanno invece contribuito l’aumento delle importazioni, il secondo calo trimestrale consecutivo delle spese nelle costruzioni immobiliari e la flessione degli investimenti in materiali e apparecchiature aziendali.

In sintesi, “l’espansione dell’economia americana continua con solidità, ma senza fuochi d’artificio”, secondo quanto riferito dall’economista di Wells Fargo Securities, Sam Bullard. Il tema dovrebbe riproporsi anche alla fine dell’anno. Gli analisti interpellati da MarketWatch puntano su una crescita del 2,1% del Pil nell’ultimo trimestre del 2016.

Pil Usa, dati storici degli ultimi trimestri
Anziché alzare i tassi quando la crescita era superiore al 3% la Fed lo farà ora che il Pil non sale più del 2% dal secondo trimestre dell’anno scorso.