“Le banche sono state il principale elemento di sottoperformace del mercato italiano nel corso del 2016. Le aspettative nei confronti del settore sono ai minimi storici e lo dimostrano sia il posizionamento molto scarico da parte degli investitori istituzionali che i livelli valutativi. Tuttavia, se è ancora prematuro avere una visione strutturalmente positiva del settore, che già da luglio sta performando meglio rispetto al resto del mercato, è possibile cogliere le opportunità derivanti da questo scenario di volatilità e scetticismo, ma occorre essere selettivi”.
“Nel medio termine, invece, sarà difficile riuscire a ottenere ritorni in linea con il costo del capitale, in uno scenario in cui i tassi rimarranno ancora bassi e sarà necessario puntare sull’efficienza e sull’attenzione ai rischi”, spiega Andreani, che ha individuato gli eventi che nel prossimo futuro potrebbero continuare a influenzare l’andamento borsistico del settore bancario italiano”.
Il più recente è l’approvazione della fusione tra il Banco Popolare e la Popolare di Milano, il cui esito è stato incerto fino all’ultimo momento. Questo passaggio fondamentale per il settore bancario italiano sta scatenando in questi giorni un rialzo delle quotazioni, in virtù del cambio di forma giuridica, che prima della fine dell’anno tutti gli istituti di una certa dimensione devono affrontare e della necessità di sostenere la profittabilità attraverso l’estrazione di sinergie.
Un altro elemento determinante riguarda il recente movimento al rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato, innescato da un’aspettativa di reflazione.
“Si avverte la sensazione che le Banche Centrali non abbiano più molte cartucce da sparare attraverso la politica monetaria, se non lo stimolo alla crescita, questa volta in mano alla politica fiscale. Se questo può essere un contesto credibile per quanto riguarda Stati Uniti o Giappone, sembra però un po’ prematuro pensare che ciò accada in Europa, viste le implicazioni che un cambio di questo genere avrebbe a livello politico nel vecchio continente. Per avere un effetto visibile sugli utili delle banche sarebbe necessario un incremento dei tassi da parte della BCE, ma, se da un lato è possibile che non ci possano essere ulteriori tagli, assistere a dei rialzi nel prossimo futuro è onestamente ancora poco probabile”.
Quanto al referendum italiano del 4 dicembre, nel breve potrebbe avere un effetto diretto importante sulla volatilità del mercato e del settore in entrambe le direzioni. Difficile a oggi dire quale possa essere l’esito, che sembra ancora molto incerto.
“Infine, abbiamo il tema regolamentare, che da un lato crea incertezza sulle condizioni richieste alle banche in caso di fusioni e acquisizioni e dall’altro prevede la comunicazione dei requisiti patrimoniali richiesti alle singole banche in seguito ai risultati pubblicati dagli stress test. A questo si aggiungono le modalità di recepimento più o meno morbide delle indicazioni di Basilea 4 e l’introduzione di nuovi principi contabili (IFRS 9) a partire dal 2018, che ragionevolmente porterà ad avere una maggiore ciclicità degli utili per effetto delle nuove modalità di calcolo degli accantonamenti”.