Petrolio buca quota 45 dollari, ma il calo non si fermerà qui secondo gli analisti
Il prezzo del petrolio è sceso sotto i 45 dollari al barile stamattina sui mercati finanziari e il calo potrebbe non fermarsi qui. Gli analisti di Société Générale vedono un’estensione della fase ribassista fino a possibilmente quota 40 dollari al barile. Attualmente il contratto Wti statunitense con consegna gennaio scambia in flessione dell’1,5% a quota 45,97 dollari al momento. Solo venti giorni fa, il 10 ottobre, le quotazioni valevano 51,87 dollari al barile.
A gravare sui prezzi sono due fattori su tutti: l’incremento dell’offerta negli Stati Uniti, dove le scorte settimanali di petrolio sono aumentate di 9,3 milioni di barili, più degli 1,9 milioni di unità previsti dagli analisti, e i dubbi sulle capacità dell’Opec di raggiungere un’intesa nella prossima riunione di novembre per mettere un tetto alla produzione di barili.
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Giornata positiva per le borse europee, con il Ftse Mib di Piazza Affari che chiude in rialzo dell’1,9% a 34.358 punti. Volano Mps e Tim
Wall Street ha aperto con un lieve rialzo, influenzata da dati sull’inflazione e speculazioni sui tassi d’interesse della Federal Reserve. Il dollaro si rafforza, mentre il petrolio registra un aumento significativo.
Negli Stati Uniti, il numero di richieste di sussidi di disoccupazione ha visto una diminuzione significativa, segnando il livello più basso da maggio. Questo dato sorprende positivamente le aspettative degli analisti.
La Commissione europea ha imposto a Booking Holdings di adeguarsi al Digital Markets Act, modificando il ruolo di Booking.com nel settore turistico. Le aziende ora possono differenziare prezzi e condizioni su diversi canali di vendita online, promuovendo una maggiore equità e apertura nel mercato digitale.