NEW YORK (WSI) – Unicredit sarebbe pronta alla riforma della governance. Secondo quanto rende noto la Repubblica, l’ufficializzazione del restyling dovrebbe avvenire a meta’ dicembre ma a quanto e’ dato sapere a prendere le decisioni sara’ un consiglio di amministrazione “piu’ snello, compatto e in linea con i nuovi requisiti e gli standard delle grandi banche sistemiche qual è Unicredit”. In questa direzione:
“Il numero dei consiglieri – scrive Andrea Greco su Repubblica – dovrebbe scendere ancora, dai 17 attuali a massimo 15, e non eleggibili per più di tre mandati; anche i tre vice presidenti, lascito un po’ “cencelliano” del passato, saranno sfoltiti con il probabile passo indietro di calibri grossi come Luca Cordero di Montezemolo e Fabrizio Palenzona (in cda dal 2012); e ci sarà più spazio per i membri indipendenti espressi dalle minoranze, finora rappresentate dalla sola Lucrezia Reichlin ma che un domani dovrebbero avere tre seggi.
L’obiettivo è rinnovare l’immagine e l’efficienza della banca nel momento in cui si appresta a chiedere al mercato un considerevole aumento di capitale, che, dopo le cessioni in corso, dovrebbe attestarsi attorno ai 10 miliardi di euro.
“Il management vorrebbe – continua la Repubblica – così colmare una volta per tutte la carenza patrimoniale che la banca si trascina dal 2008, e dal 2014 è nel mirino — oltre che degli investitori — della Vigilanza di Francoforte.
Per questo un restyling della governance è ritenuto il miglior biglietto da visita per attrarre capitali vecchi e nuovi; anche perché il funzionamento del consiglio, nei mesi difficili che hanno portato dai mugugni di alcuni soci forti di gennaio alla levata di scudi dei consiglieri a febbraio per difendere l’allora ad Federico Ghizzoni, fino alla sua deposizione a maggio e sostituzione dopo una crisi durata 45 giorni, hanno lasciato il segno”.
L’articolo de La Repubblica continua affermando che:
“Per favorire la permanenza delle Fondazioni nell’azionariato Unicredit studia anche la conversione di alcuni bond subordinati. Dai primi sondaggi tra gli azionisti sulla nuova governance emerge che il tetto dei tre mandati ai consiglieri potrebbe anche diventare semplice prassi, e non una più rigida modifica statutaria. Sul numero dei consiglieri si sta ancora lavorando: Unicredit, che ne aveva 19 e li ha già ridotti da poco a 17, vorrebbe scendere anche sotto quota 15, ma per aderire più facilmente ai vincoli regolamentari che prevedono l’equilibrio tra quote di genere e professionalità potrebbe essere opportuno non eccedere con i tagli. La riforma, all’attenzione del comitato governance di Unicredit presieduto da Montezemolo, potrebbe anche non avere bisogno di passaggi assembleari. Il suo campo di prova sarà il gradimento del mercato con la ricapitalizzazione 2017, ma il pieno regime si raggiungerà nella primavera 2018.