Con Trump presidente salgono aspettative inflazione anche in Eurozona
Spinte dall’idea che con Donald Trump presidente i prezzi al consumo saliranno in Usa, le aspettative sull’inflazione a lungo termine in Eurozona sono salite ai massimi da maggio di quest’anno. Si tratta di uno dei dati macro che vengono monitorati con la maggiore attenzione dalla Bce e dal suo governatore Mario Draghi in chiave di politica monetaria presente e futura. A ottobre aveva toccato i massimi da metà giugno. La Bce si riunisce l’8 dicembre.
L’indicatore dell’inflazione Usa a lungo termine – il tasso breakeven forward a cinque anni – è salito al 2,38% ieri, il livello più alto da luglio 2015. Il 4 novembre valeva 1,84%. L’equivalente dell’Eurozona ha raggiunto i massimi di cinque mesi e mezzo a quota 1,489%. Secondo le stime della Commissione Europea, l’inflazione, che la Bce vuole tenere sotto o sulla soglia del 2% sul medio termine, è destinata a salire allo 0,3% quest’anno nell’area euro dopo la variazione nulla dell’anno scorso per poi portarsi all’1,4% nel 2017 e nel 2018.
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Giornata positiva per le borse europee, con il Ftse Mib di Piazza Affari che chiude in rialzo dell’1,9% a 34.358 punti. Volano Mps e Tim
Wall Street ha aperto con un lieve rialzo, influenzata da dati sull’inflazione e speculazioni sui tassi d’interesse della Federal Reserve. Il dollaro si rafforza, mentre il petrolio registra un aumento significativo.
Negli Stati Uniti, il numero di richieste di sussidi di disoccupazione ha visto una diminuzione significativa, segnando il livello più basso da maggio. Questo dato sorprende positivamente le aspettative degli analisti.
La Commissione europea ha imposto a Booking Holdings di adeguarsi al Digital Markets Act, modificando il ruolo di Booking.com nel settore turistico. Le aziende ora possono differenziare prezzi e condizioni su diversi canali di vendita online, promuovendo una maggiore equità e apertura nel mercato digitale.