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Trump presidente “impreparato, non ha idea di cosa fare”

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NEW YORK (WSI) – Il presidente eletto è “impreparato” per svolgere il ruolo di comandante della più importante potenza al mondo. Non lo sostiene solo il suo predecessore, Barack Obama, ma anche l’opinionista Michael Wolff, il quale è convinto che Donald Trump non abbia idea di quali politiche adottare.

Detto questo, secondo il biografo di Ruper Murdoch e grande conoscitore dell’uomo che contro pronostico si è aggiudicato le ultime elezioni presidenziali degli Stati Uniti, Trump è anche “una persona genuina” e per questo “non sarà un mostro” come alcuni temono.

“Ora tutti qui in America dicono che l’avevano detto. È vero il contrario: nessuno l’aveva detto. Magari al bar, con gli amici. Ma quasi nessuno credeva davvero che Trump avrebbe vinto; neppure Trump. Ho visto Steve Bannon, il capo della sua campagna, due settimane fa. Diceva che ci sarebbe voluta una congiunzione astrale favorevole”.

Establisment e populismo nella squadra di Trump

La selezione della squadra che guiderà il processo di transizione alla Casa Bianca è la dimostrazione del fatto che Trump politicamente brancola nel buio. Bannon, il nuovo chief strategist e consulente capo di Trump, è un esponente politico di stampo “populista”, che ha attaccato più volte la base e i congressmen del partito Repubblicano.

Il magnate immobiliare gli ha affiancato tuttavia Reince Reibus, insider del partito Repubblicano molto apprezzato a Washington: sarà chief of staff della nuova presidenza. Establishment e populismo saranno insomma entrambi presenti nella sua squadra alla Casa Bianca. L’impressione, anche alla luce delle sue prime dichiarazioni concilianti nei confronti del presidente uscente Barack Obama e del fronte Democratico al governo, è che Trump non voglia inimicarsi nessuno: per fare approvare le sue leggi avrà bisogno dell’appoggio del suo partito, anche dell’ala più moderata, e dell’opposizione.

Dal primo gennaio i Repubblicani avranno il controllo del Congresso e della Casa Bianca. Trump è stato il candidato delle forze “outsider” estremiste del suo partito e ha promesso di lottare contro l’establishment di Washington. Ma in Parlamento siedono i grandi nomi dell’establishment Repubblicano. Il 44enne Reibus, per esempio, viene visto come un politico rispettabile, rappresentante proprio di quell’élite politica che Trump ha attaccato aspramente in campagna elettorale.

Non è ben chiaro dunque quale strada politica voglia prendere esattamente Trump e quali promesse effettivamente manterrà. Non si sa ancora da chi sarà composta la squadra di ministri del nuovo governo Trump. Sembra che Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York consigliere del presidente eletto, possa puntare credibilmente al posto di Segretario di Stato o come minimo procuratore generale o

La sua agenda politica incomincia pian piano a delinearsi, ma la linea politica non è affatto ben definita. Se da un lato ad esempio Trump ha promesso che deporterà 3 milioni di clandestini e prima o poi costruirà un muro al confine con il Messico (anche se va detto che una barriera anti migranti esiste già dal 1994, quindi in realtà verranno probabilmente rafforzate le misure di sicurezza e allungate le barriere, non verrà costruito letteralmente un muro), dall’altra ha detto che non abolirà direttamente la controversa riforma di assistenza sanitaria Obamacare. Della legge, tanto criticata sia dai Repubblicani sia dal suo team, lo stesso Trump ha ammesso di non saper gran che, visto che il presidente eletto ha dovuto cercarla su Google.

Trump è confuso ma è lecito aspettarsi alcune delle cose presenti nel suo programma: “una stretta all’immigrazione la dovrà dare”, dice Wolff in un’intervista al Corriere della Sera. “E chiederà di rivedere gli accordi sul commercio mondiale. Ma avrà grandi problemi con il suo partito. I Repubblicani ora se lo fanno piacere, ma le ostilità verso Trump riemergeranno presto. Ci sarà battaglia tra liberisti e protezionisti, tra neo e paleo-conservatori”.

Secondo Wolff Trump è populista nelle dichiarazioni ma non ha per nulla i tratti del populista vicino al popolo: “è miliardario, ha sposato una top model, vive in cima a una torre“. Trump ha persino già fatto sapere che non trascorrerà tutto il tempo alla Casa Bianca perché ha bisogno anche di tempo libero e di giocare a golf.

Il ritratto che il giornalista americano fa di Trump, che ha intervistato più volte, è quello di una persona genuina, ma impreparata. “È una personalità divisiva, anche per le cose gravi che ha detto. Però tra i neri e gli ispanici ha preso più voti del moderato Romney. Trump è la reazione dell’America profonda ai cambiamenti di Obama“.

Trump come Berlusconi: nodo conflitti di interesse

Secondo Wolff la cosa più preoccupante di avere Trump come presidente è la sua imprevedibilità e il fatto che “decide tutto da solo“: nessuno di conseguenza può dire con certezza cosa farà una volta in carica. “È del tutto impreparato. Privo di esperienza. Comincia un discorso e subito ti accorgi che non sa di cosa sta parlando. Mi ricorda Il candidato, il film in cui Robert Redford viene eletto senatore e si chiede: ‘E ora che facciamo?’. Ecco, Trump è nella stessa situazione. Però è alla Casa Bianca”.

“La gente ha votato pensando alla riforma sanitaria” di Obama, dice Wolff, convinto che Clinton abbia perso anche per colpa di alcune politiche fallimentari del presidente uscente e della voglia di cambiamento di una parte dell’America, in particolare nel Midwest. Non c’è un americano a cui l’Obamacare abbia convinto, sostiene il giornalista, secondo cui Obama non è poi riuscito a curare i mali di quella che chiama “l’America post razziale“.

Anche Giuliani è convinto che l’Obamacare, il programma di assistenza medica per tutti, abbia contribuito alla sconfitta della candidata Democratica Hillary Clinton, spostando i voti in Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, Stati storicamente di centro sinistra: “Siamo stati capaci di portare gli stati dal blu al rosso, stati che non erano rossi dalla vittoria di Ronald Reagan“, ha detto al giornalista George Stephanopoulos in un’intervista pubblicata da La Stampa.

Sul nuovo presidente un altro nodo da sciogliere rimangono i conflitti d’interesse. “Servirà una separazione chiara”, dice Wolff. Trump, un businessman e non un politico, è impegnato in diverse attività imprenditoriali. Se da noi per 20 anni si è parlato del conflitto di interessi di Berlusconi, uomo d’impresa che è stato tre volte premier, per un presidente Usa è una condizione senza precedenti.

Interpellato sull’argomento spinoso, Trump ha già fatto sapere che vuole mettere tutto in un blind trust e affidare la gestione di questo veicolo ai figli. Se l’obiettivo è separare nettamente i poteri e gli impegni nella vita privata da quelli della funzione pubblica, allora la proposta non è abbastanza convincente: i figli di Trump sono tra le persone che si stanno occupando della transizione di Trump verso la Casa Bianca.