Almeno nei confronti di Piazza Affari, gli investitori di tutto il mondo hanno cambiato il loro atteggiamento oggi, anche se preferiscono sempre rimanere alla finestra in attesa del referendum costituzionale. Ieri il mercato, che oggi ha fatto guadagnare al listino Ftse MIB più di due punti percentuali, ha venduto a man bassa soprattutto le banche, ostaggio dell’esito del voto che gli italiani si apprestano a dare alle riforme del premier Matteo Renzi. Ma oggi, favorite anche dalle ricoperture, le azioni del settore sono state le migliori di giornata, con Mps che ha fatto segnare un +17,5% circa.
Così commenta la situazione, a pochissimi giorni dal voto, Megan Green, responsabile economista di Manulife Asset Management, intervistato dal canale televisivo Cnbc. A suo avviso, è molto probabile che Renzi uscirà sconfitto nella battaglia tra il SI e il NO alle riforme.
“Secondo alcuni sondaggi, soltanto 1 su 10 italiani sa davvero cosa comporta la riforma costituzionale. La maggior parte degli italiani ritiene che questo sia un voto contro Matteo Renzi, e il punto è che il premier non è più molto popolare. Se perderà, potranno presentarsi diversi potenziali scenari e io credo che tutta questa incertezza si tradurrà in molta volatilità di mercato”.
Malgrado la seduta positiva odierna le banche italiane sono comunque sempre nel mirino degli investitori ribassisti a Piazza Affari, dopo il nuovo alert del Financial Times, che teme il fallimento di ben otto istituti, incluso Mps, con una eventuale vittoria del “No” al referendum. Il Telegraph ha invece parlato di un piano di bailout da 40 miliardi per il comparto. L’indice Ftse Mib è stato travolto da forti smobilizzi alla vigilia e più volte il titolo Mps è stato sospeso per eccesso di ribasso. Da monitorare rimane anche il trend, sul mercato dei titoli del debito pubblico dello spread che sconta i timori legati all’Italia e oscilla al massimo degli ultimi 30 mesi.
Anche il petrolio è osservato speciale. Le quotazioni sono in pesante ribasso, in attesa del meeting ufficiale dell’Opec che prenderà il via domani, a Vienna. I paesi del cartello stanno tentando di raggiungere un accordo per tagliare la produzione di petrolio crude per la prima volta dal 2008. Tuttavia, i dettagli di una intesa potenziale rimangono poco chiari e l’Iran ha già fatto sapere che si accorderà su livelli di barili prodotti sulla stessa soglia di quanto deciso nell’ultimo vertice di Algeri.
L’azionario asiatico ha chiuso in negativo, con l’indice Nikkei della borsa di Tokyo che accusato un calo dello 0,27% a 18.307,04 punti, penalizzato dall’apprezzamento dello yen sul mercato del forex e dalla flessione di Wall Street il giorno prima, la più intensa dell’ultimo mese.
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