NEW YORK (WSI) – L’Unione europea non può lasciare che Londra rimanga il principale centro finanziario dell’Eurozona dopo la Brexit. Lo ha sottolineato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem in audizione davanti alla commissione affari economici dell’Europarlamento, specificando che “non possiamo permettere a un paese terzo l’accesso ai servizi finanziari europei, senza il rispetto delle regole di capitale, dei diritti dei consumatori..”
Sempre sulla Brexit, Dijsselbloem in audizione davanti alla commissione affari economici dell’Europarlamento, ha ricordato che “dobbiamo prendere una posizione ferma, non c’è nessun’alternativa su questo”, avvertendo che ci sarà un “impatto economico” e che sarà “un cammino difficile, soprattutto per la Gran Bretagna“.
Per questo “dobbiamo essere pienamente preparati per evitare di danneggiare la nostra economia e quella britannica”, ha sottolineato, spiegando che se al momento l’impatto in Eurozona sembra limitato bisognerà vedere cosa accadrà tra un paio di anni, in quanto gli effetti dell’incertezza degli investitori, e quindi la mancanza di investimenti, si cominceranno a far sentire tra qualche tempo.
Dijsselbloem ha quindi espresso le sue riserve sulla proposta della Commissione Ue rivolta a dare maggiore spazio di manovra alle politiche di bilancio nell’ottica di sostenere la crescita: “Non siamo ancora abbastanza stabili per lasciarci andare a questo tipo di traiettoria fiscale”. E ha evidenziato il rischio di possibile “conflitto” tra le regole per stare nel Patto di stabilità e la politica di bilancio nel caso in cui quest’ultima sia “espansionistica”.
Immediata la risposta del ministro italiano per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda: “Dijsselbloem sta prendendo una gigantesca cantonata, cosa che fa abbastanza regolarmente. Non comprende che la questione non sono i vincoli di bilancio, ma il fatto che l’Europa è in mezzo a sfide difficilissime, la prima delle quali è una chiarissima disaffezione dei cittadini e ha necessità di fare un grande piano di investimenti per trasformarla e serve un new deal a livello europeo”.