Malgrado le giudichi non molto chiare e non abbastanza incisive, Romano Prodi voterà a favore delle riforme costituzionali nel voto popolare di domenica 4 dicembre. Lo ha rivelato lui stesso, sottolineando in una nota di sentirsi “in dovere di rendere pubblico il mio Sì”.
L’endorsment dell’ex leader del Partito Democratico ed ex premier italiano alla riforma del governo Renzi era nell’aria dopo che la moglie Flavia aveva già fatto “coming out” dicendo che avrebbe messo una croce sul Sì quando si sarebbe recata alle urne domenica, per esprimersi nell’atteso appuntamento con il referendum, il quale deciderà le sorti dell’esecutivo a guida PD.
Quello del fondatore dell’Ulivo rimane tuttavia un Sì con riserva, legato a doppio filo alla speranza che – come sembra viste le promesse dell’esecutivo – venga anche parallelamente modificata la legge elettorale. Prodi spera il superamento del bicameralismo perfetto e altre modifiche apportate ai titoli della legge fondatrice della Repubblica italiana servano a “rafforzare le nostre regole democratiche“.
“Anche se le riforme proposte non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarie – dice Prodi in una nota – tuttavia per la mia storia personale e le possibili conseguenze sull’esterno, sento di dovere rendere pubblico il mio sì, nella speranza che questo giovi al rafforzamento della nostre regole democratiche soprattutto attraverso la riforma della legge elettorale”.
Il sì di Prodi è “naturalmente rispettoso nei confronti di chi farà una scelta diversa”, sottolinea l’ex presidente della Commissione Ue, ritenuto tra i padri fondatori dell’euro. “Dato che nella vita, anche le decisioni più sofferte debbono essere possibilmente accompagnate da un minimo di ironia, mentre scrivo queste righe mi viene in mente mia madre che, quando da bambino cercavo di volere troppo, mi guardava e diceva: ‘Romano, ricordati che nella vita è meglio succhiare un osso che un bastone'”, prosegue la nota.
“Profonde sono le ragioni che mi hanno fino ad ora consigliato di non rendere esplicito il mio voto sul referendum. Sono ormai molti anni che non prendo posizione su temi riguardanti in modo specifico la politica italiana e, ancora meno, l’ho fatto negli ultimi tempi. Questa scelta mi ha di conseguenza coerentemente tenuto lontano dal prendere posizione in un dibattito che ha, fin dall’inizio, abbandonato il tema fondamentale, ossia una modesta riforma costituzionale, per trasformarsi in una sfida pro o contro il governo“.