Mps, Bce: Stato italiano potrebbe dover intervenire
A giudicare dalla reazione dei mercati odierna la vera preoccupazione sembra riguardare il settore bancario, che in Borsa ha perso quasi il 50% nell’ultimo anno ed è destinato nel 2016 a subire una perdita più grave di quella accusata all’apice della crisi del debito sovrano europeo. Le valutazioni sono diventate così vantaggiose, con il comparto che scambia con uno sconto del 40% rispetto alla controparte europea. Ma gli operatori, visti i problemi patrimoniali e legati alla montagna di sofferenze iscritte a bilancio, preferiscono non prendere rischi prima di capire se, come e quando verranno salvati gli istituti in crisi.
Proprio in attesa di capire gli sviluppi politici dell’esito del voto del referendum costituzionale, è slittata infatti di 3-4 giorni la decisione delle banche del consorzio di garanzia sulla firma del contratto per l’avvio dell’aumento di capitale. I rappresentanti della Bce hanno ribadito più volte di voler garantire il mantenimento della stabilità finanziaria italiana. Se lo Stato italiano dovesse intervenire per ricapitalizzare Mps, ci sarà evidentemente il benestare delle autorità europee. Lo stesso esponente del direttivo della Bce Ewald Nowotny ha fatto capire oggi che lo Stato potrebbe dover entrare nel capitale della banca di Siena.
Sui mercati a Piazza Affari (vedi live blog di Borsa) l titolo Mps oggi ha perso il -4,21% in un contesto negativo per tutto il settore bancario italiano. Secondo gli analisti di Equita SIM la ricapitalizzazione di Mps “diventa più sfidante, l’incertezza riduce l’incentivo dei potenziali anchor investor a partecipare”.
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Finale negativo a Piazza Affari. Acquisti su Generali e Mediobanca, arretrano Prysmian e Stmicroelectronics
A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.