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Mps, tutto pronto per la nazionalizzazione

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La decisione del consorzio sull’aumento di capitale, ossia se procedere o meno con l’operazione di rafforzamento patrimoniale sul mercato, è slittata di qualche giorno. Prendendo tempo, la speranza di Mps è di riuscire a trovare investitori disposti a impegnarsi a lungo termine nel capitale della banca in crisi patrimoniale, magari una volta che lo scenario politico italiano sarà più chiaro.

Secondo le ultime indiscrezioni del Sole 24 Ore si sono ridotte le chance di un intervento del Qatar. Mps è l’istituto bancario italiano che più di tutti rischia di risentire dell’incertezza politica nazionale dopo le dimissioni di Matteo Renzi successive alla sconfitta netta nel referendum costituzionale di domenica scorsa.

L’AD Marco Morelli nel frattempo è volato a Francoforte per cercare di ottenere dalla Bce un allungamento dei tempi sull’aumento di capitale. Resta da vedere se le autorità europee faranno concessioni, lasciando a Mps il tempo necessario per trovare anchor investor disponibili a comprare equity e partecipare all’aumento di capitale da 5 miliardi, il terzo in tre anni.

Persone informate sulla vicenda riferiscono che la crisi politica post Renxit rende “più difficile” assicurarsi un investimento da 1 miliardo di euro dal Qatar, una somma dalla quale dipende il successo del piano di ricapitalizzazione.

Se salta investimento Qatar salta aumento capitale Mps

Se infatti il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan e i consulenti di Mps – JP Morgan Chase e Mediobanca – non riusciranno a convincere il fondo sovrano dell’emirato, Qatar Investment Authority, a iniettare un miliardo nella terza banca d’Italia, difficilmente si riusciranno ad assemblare le altre parti di un piano complesso. C’è tempo fino alla fine della settimana.

I banchieri temono che un fallimento dell’operazione di ricapitalizzazione possa mettere a repentaglio la sopravvivenza della banca, che soffre la crisi patrimoniale più grave in Europa, come hanno evidenziato gli ultimi stress test. La fiducia degli investitori nel settore bancario italiano è già parzialmente compromessa dalla presenza di 360 miliardi di euro di sofferenze lorde e dalle difficoltà incontrate dagli istituti a rimanere redditizi in un contesto di tassi bassi.

Nel caso in cui il piano di ricapitalizzazione di Mps dovesse saltare, il Tesoro (primo socio con una quota di capitale del 4%) potrebbe ricorrere a un’operazione di nazionalizzazione della banca di Siena.

Secondo gli analisti di Equita SIM, che hanno un rating di Hold sui titoli di Mps, le alternative in caso di stop all’operazione sarebbero la richiesta al SSM di posporre i termini per la ricapitalizzazione oppure l’intervento dello Stato: secondo Il Messaggero verrebbe applicato l’articolo della BRRD che permette la ricapitalizzazione pubblica straordinaria in quanto il deficit di capitale di BMPS risulterebbe dallo stress test.

“Resta incerta anche l`eventualità che si possa procedere alla conversione obbligatoria dei subordinati in equity con burden sharing visto che l’entità delle perdite del piano attuale di Mps – che potrebbe essere ragionevolmente riproposto – non sarebbero tali da intaccare il valore nominale dei bond”.

Il Sole 24 Ore sostiene che il piano B consisterebbe nella conversione obbligatoria dei bond subordinati e nell’intervento dello Stato per la parte residua rispetto ai 5 miliardi, un’opzione che risulterebbe meno dolorosa del ricorso al regime di bail-in.