Come era prevedibile, gli effetti negativi si sono fatti sentire subito sui mercati. Il costo del denaro in Italia sta crescendo e il valore dei titoli delle banche italiane sta calando in seguito alla decisione dell’agenzia canadese Dbrs di rivedere al ribasso il rating sulll’Italia per via dei timori circa l’attuazione di riforme strutturali e circa la debolezza del sistema bancario e un’economia poco convincente.
Citando le difficoltà del settore bancario e le incertezze politiche che pongono seri rischi sulla necessità di riformare il paese, Dbrs ha tagliato di un gradino il suo giudizio sulla qualità di credito a lungo termine dell’Italia. Il rating ora è di BBB. La decisione, presa venerdì a mercati chiusi, sta avendo il suo impatto sul debito sovrano italiano e sulle banche del nostro paese stamattina, alla riapertura delle contrattazione.
Le banche italiane dovranno pagare di più per chiedere soldi in prestito alla Bce quando si serviranno dei titoli di Stato come collaterale. Visto il trend sul secondario dei bond italiani, anche il Tesoro sarà costretto a sborsare interessi più elevati quando si rivolgerà ai mercati per chiedere finanziamenti.
Il rendimento dei Btp decennali è salito di tre punti base attestandosi all’1,93%, mentre i bond a più breve scadenza hanno visto i tassi crescere di circa due punti base. I rendimenti della maggior parte dei titoli governativi dell’area euro scambia in ribasso in mattinata, salvo quelli di altri due paesi considerati della periferia meno virtuosa dell’Eurozona: Portogallo e Spagna, che seguono più o meno lo stesso andamento delle controparti italiane.
Banche: impatto su liquidità limitato e gestibile
L’impatto si sta facendo sentire anche sulle banche italiane. La decisione dell’agenzia canadese di togliere la A (low) all’Italia e di ridurre il rating a “BBB” (high), alimenta i timori sulla capacità del paese di approvare nuove riforme strutturali indispensabili per avviare una crescita a lungo termine, nonché sulla sua fragile economia, la terza d’Eurozona, e sui problemi che continuano ad affliggere il suo settore bancario nonostante gli ultimi piani di salvataggio.
Sebbene la decisione di Dbrs fosse attesa, in quanto avvicina il giudizio sull’Italia dell’agenzia canadese a quello delle “tre sorelle” americane, implica al contempo che le banche italiane dovranno offrire maggiori garanzie. Significa che i gruppi del credito dovranno far fronte a costi più elevati quando chiederanno finanziamenti e aitui alla Bce.
Secondo gli analisti di Equita SIM, tuttavia, l’impatto sulla liquidità delle banche sarà limitato e le conseguenze legate agli interessi sono indirette. “Il principale effetto è sulla liquidità ed è legato all’aumento dell’haircut sugli asset stanziati” presso la Bce in operazioni bilaterali con altre banche a fronte del cash ottenuto. Se vogliono mantenere invariata la liquidità ottenuta dalla Bce, le banche “dovranno quindi dare in garanzia maggior collaterale: non c’è quindi un costo diretto del downgrade bensì indiretto legato agli interessi che non vengono percepiti sui titoli dati in prestito”.
In base ai calcoli della SIM, le banche hanno un’esposizione alla Bce di circa 115 miliardi, e asset idonei ai rifinanziamenti al netto di haircut per 270 miliardi: “in base ai nostri calcoli il downgrade comporta un ‘consumo’ di collaterale pari a circa il 10% i.e. un assorbimento di 21 miliardi di liquidità. L’impatto secondo noi è quindi gestibile ed ha effetto limitato sui bilanci delle banche”.
Sul listino Ftse Mib di Piazza Affari sono venduti i titoli di Banco BPM (-2,16%), Pop Emilia (-0,75%), Intesa SanPaolo (-1,14%), Ubi Banca (-1,42%), UniCredit (-2,62%) e Mps, il cui titolo è addirittura sospeso dalle contrattazioni. Se si osserva l’andamento dei titoli della banca appena salvata dal governo italiano, si nota una perdita di oltre il -83% da inizio anno per la terza banca d’Italia. UniCredit ha un bilancio del -41%, mentre preoccupa meno il passivo di Intesa SanPaolo, che è riuscita a limitare i cali al -12% circa.