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GIAPPONE: FUGA DALLE AZIONI

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Nonostante le parole di incoraggiamento del Presidente Bush, in visita al Giappone durante il suo viaggio in Asia, la fiducia degli investitori del Sol levante non da’ segni di ripresa. Basti pensare che nell’ultima asta dei titoli di stato nipponici – con una cedola pari a zero (si’, zero) – ha registrato un vero e proprio boom della domanda.

Ma ci sono tanti segnali che continuano a preoccupare. L’indice Nikkey e’ ai minimi da 18 anni a questa parte e il sistema bancario, nonostante gli interventi, sembra sempre piu’ in crisi.

Il primo aprile entreranno poi in vigore nuove regole per il sistema finanziario nipponico. Il limite sulla garanzia prestata dal governo su alcuni tipi di depositi bancari ritornera’ nel limite di 10 milioni di yen (poco meno di $75.000), alimentando il pericolo di una corsa agli sportelli.

L’altra paura degli investitori sara’ l’obbligo di riportare nei bilanci delle societa’ le partecipazioni azionarie al loro valore di mercato e non a quello storico.

Se a questo uniamo una costante diminuzione dell’indice dei prezzi, il quadro sul motivo per cui gli investitori si rifugiano sui titoli di Stato diventa piu’ chiaro. Tenere in portafoglio liquidita’ e’ percepito come fonte di pericolo, di investire in azioni non se ne parla. I risparmiatori, quindi, preferiscono accontentarsi di magri rendimenti nella certezza che la deflazione manterra’ o aumentera’ il potere di acquisto di quanto investito nel mercato del reddito fisso garantito dal Governo.

L’ultima asta dei titoli a breve scadenza (3-6 mesi) ha fatto segnare due record. Un rendimento nominale nullo e una richiesta pari a 202,98 volte rispetto all’offerta. Per dare una misura delle attuali prospettive degli investitori basti pensare che il quantitativo richiesto e’ pari a 1,5 volte il PIL del Giappone del 2000.