“Evidentemente ho captato qualcosa, un malessere, che era nell’aria”. Commenta così il successo del suo saggio La mediocrazia, pubblicato anche in Italia, il filosofo canadese Alain Deneault.
Nel corso di un’intervista pubblicata su Il venerdì di Repubblica, il filosofo spiega cosa intende per mediocrazia e offre il suo identikit dell’uomo mediocre oggi.
“Mediocre è chi tende alla media, vuole uniformarsi a uno standard sociale. In breve: è il conformismo (…) l’ingranaggio sociale si è attivato con la prima rivoluzione industriale. Karl Marx l’aveva intuito. Il capitale ha reso i lavoratori insensibili al contenuto stesso del lavoro. La mediocrazia è l’ordine in funzione del quale i mestieri cedono il posto a una serie di funzioni, le pratiche a precise tecniche, la competenza all’esecuzione pura e semplice. Il lavoro diventa solo un mezzo di sostentamento, con una progressiva perdita di soggettività. Una situazione che provoca malessere sociale”.
Una situazione di malessere generale quindi in cui i mediocri hanno preso il potere.
“La mediocrazia fa sì che non ci sia più molta differenza tra Donald Trump e Alexis Tsipras. In ogni caso si applica un solo programma: sempre più capitali per le multinazionali e i paradisi fiscali, meno diritti per i lavoratori, meno soldi per il servizio pubblico. Queste scelte vengono presentate come ineluttabili e soprattutto come ragionevoli (…) Chi non si vuole allineare viene trattato da irragionevole, pericoloso, non realista. L’estremo centro cancella la distinzione tra destra e sinistra, si presenta come visione unica ed esclusiva, esprimendo intolleranza per tutto ciò che tenta di rappresentare un’alternativa. E non può essere messo in discussione anche se è distruttore dal punto di vista ambientale, socialmente iniquo e intellettualmente imperialista”.
L’alternativa a questo stato di cose per Alain Deneault c’è e significa tornare ad uno Stato primitivo.
“L’alternativa che si profila in questo momento all’estremo centro è il ritorno a metodi di governo violenti, brutali, una sorta di ritorno alle origini dello Stato primitivo. E quello che vediamo con i vari Trump, Le Pen. È una differenza di tono, di immagine. In Canada abbiamo avuto come premier Stephen Harper, che era più a destra di certi Repubblicani americani, e ora abbiamo il giovane liberal Justin Trudeau. Ma è un cambio apparente. Uno è arrabbiato, l’altro sorride sempre. Alla fine il programma, e gli interessi rappresentati, sono gli stessi”.